La rubrica di BPER Banca dedicata alle fiabe per bambini.

 

Ci sono fiabe che racchiudono così tanti insegnamenti da diventare esse stesse dei piccoli manuali di istruzione, con cui spiegare ai più piccoli una parabola del mondo, delle sue insidie ma anche della tante opportunità che ci riserva.

Generosità, solidarietà, collaborazione, capacità di riconoscere il bene e il male sono solo alcuni dei temi affrontati dalla storia “Salta nel mio sacco”, una fiaba corsica, ripresa da Italo Calvino nella sua raccolta “Fiabe italiane”, uscita nel 1956.

“Con questa fiaba, saggia e stoica, ho voluto che il libro si chiudesse” scrive Calvino e in effetti la saggezza è la vera chiave di lettura con cui narrare le vicende del protagonista Francesco, ultimo di 12 fratelli, più sfortunato perché zoppo, ma capace, come si suol dire, di saper stare al mondo.

Francesco e i suoi fratelli, vengono invitati dal padre a lasciare la casa di famiglia per cercare fortuna insieme, uniti. Ma essendo lui il più svantaggiato, presto i fratelli decidono di lasciarlo al suo destino, andando però essi stessi incontro alla morte in mare.

Solo e disperato, Francesco verrà guarito alla gamba nel sonno, da una Fata. La donna, travestita da vecchina, colpita dalla bontà con cui il giovane vuole poi ringraziare il misterioso benefattore, decide di premiarlo, esaudendo due suoi desideri: un sacco capace di far entrare al suo interno qualunque cosa il ragazzo desideri, e un bastone magico.

Con il sacco ed il bastone, Francesco farà comparire beni per sé e per le persone in difficoltà, senza mai abusare del suo potere; punirà perfino il diavolo, colpevole di approfittarsi con l’inganno di molti giovani, rubando loro l’anima come pegno per la perdita al gioco.

E, arrivato alla fine dei suoi giorni, Francesco non cederà alla lusinga di una nuova giovinezza o di molti denari, ma chiederà solo di poter salutare un’ultima volta la Fata che lo aveva aiutato anni prima, distruggendo poi i suoi doni perché nessuno ne facesse cattivo uso, prima di concedersi alla Morte.

Il racconto di per sé è abbastanza lungo, particolarmente adatto ai bambini più grandi perché richiede pazienza e ascolto, ma i messaggi che veicola sono molto potenti.

Il giovane Francesco, non sprecherà o abuserà mai dei suoi doni, al contrario li userà per trovare soluzioni a molti problemi, propri e altrui.

Il ragazzo è consapevole dei beni di cui può disporre, anche in eccesso, ma li condivide con chi ne ha bisogno, dimostrando grande altruismo e partecipazione. Allo stesso tempo il suo è un consumo consapevole: durante la carestia che affligge la sua città,  Francesco aiuta il suo popolo facendo uscire cibo dal suo sacco con un gesto di grande solidarietà. Ma quando torna l’abbondanza egli decide di smettere per non generare pigrizia e sprechi. 

Infine un tema tanto importante quanto delicato: il gioco d’azzardo. Nella storia non a caso è il diavolo ad attirare con l’inganno e attraverso il gioco uomini sprovveduti che, perdendo alle carte, sono costretti a vendere la propria anima per ripagare i debiti. Francesco è più furbo, si accorge per tempo dell’inganno e, grazie al suo sacco e bastone magico, catturerà il diavolo punendolo e intimandogli di non tornare mai più.

Il gioco è un elemento importante nella crescita di un bambino, ma qui viene raccontato come “vizio”. Diventa quindi doveroso insegnare ai bambini che, crescendo, non si deve necessariamente smettere di giocare, bensì occorre imparare a non cedere a quelle attività che con troppa facilità e molto dispendio di denaro, promettono grandi benefici. Giocare con il denaro è rischioso e, come per tutte le cose, occorre rispettare le regole e non andare oltre i propri limiti.