Le macchine utensili e i sistemi di automazione sono oggi alla base di quasi la totalità dei processi manifatturieri. Per macchine utensili si intendono infatti tutte quelle macchine atte alla lavorazione di diverse tipologie di materiali (anche se per uso comune si parla generalmente di metalli), che operano mediante taglio, deformazione e distacco di materiale.
Gli utilizzi dei metalli sono infatti innumerevoli: si passa da applicazioni nell’elettronica al settore dei trasporti, da quelle energetiche a quelle tecnologiche, passando per l’edilizia e l’aerospaziale. In particolare, nella presente analisi delle macchine utensili per metalli abbiamo considerato:
i macchinari per la formatura dei metalli: macchinari per fucinare o forgiare a stampo, piegatrici, raddrizzatrici e spianatrici;
le macchine utensili per metalli che operano per asportazione: torni, foratrici, fresatrici, alesatrici;
i robot industriali.


Sostenuto anche dalle trasformazioni che stanno interessando il parco macchine dei principali paesi produttori internazionali, nell’ultimo decennio il tasso di crescita medio annuo della domanda mondiale di macchine utensili si è attestato intorno al 3.8%, registrando una relativa accelerazione soprattutto a seguito della Grande Recessione, grazie al progressivo consolidarsi di fenomeni quali digitalizzazione, interconnessione e robotica. 
Nel 2021 si stima che la domanda mondiale del segmento sia arrivata a valere circa 42 miliardi di euro, segnando un rimbalzo significativo sull’anno pandemico, ma non chiudendo ancora interamente il gap con i corrispondenti valori 2019.

Come mostrato in Fig. 1, l’unico segmento della famiglia macchine utensili ad aver recuperato e superato i corrispondenti livelli pre-crisi è stato quello della Robotica industriale, che peraltro si era caratterizzato per una maggiore resilienza nell’annus horribilis. Il risultato conferma la centralità che riveste e rivestirà lo sviluppo tecnologico nell’avanzamento del parco macchine internazionale.

Il posizionamento competitivo del made in Italy 

A fronte del quadro di domanda internazionale appena descritto, le esportazioni italiane di macchine utensili hanno però evidenziato una dinamica differenziata. Come riportato in Fig. 2, a fronte di un relativo e progressivo recupero dei segmenti delle Macchine per la formatura e, seppur in misura minore, delle Altre macchine utensili, il comparto della Robotica Industriale ha mostrato difficoltà decisamente più persistenti della media mondiale.

Inoltre, se nei segmenti delle Macchine per la Formatura e Altre Macchine Utensili un lento recupero dei livelli pre-crisi ha riguardato quasi tutti i maggiori player, con la sola eccezione della dinamica Cina (Fig. 3 e 4), nel caso dei Robot la debole performance internazionale sembra riguardare strettamente le imprese esportatrici del Belpaese (Fig. 5). 

In particolare, sono stati soprattutto i player asiatici Cina e Giappone ad aver sostenuto la ripresa della domanda mondiale di robotica industriale, mentre il competitor tedesco ha registrato un recupero progressivo, che l’ha tuttavia portato a chiudere il gap con i livelli pre-crisi nel corso dell’ultimo trimestre. 
L’Italia è invece l’unico competitor a non aver ancora registrato un’inversione di tendenza dai mesi di lockdown più stringente. 
Secondo gli analisti del settore, a pesare sul risultato sono state anche le inefficienze registrate lungo le catene globali del valore, e in particolare la carenza di alcune componenti elettriche e elettroniche, che hanno aumentato la discrepanza tra l’andamento della raccolta ordini e la dinamica di vendite estere delle imprese del made in Italy. 

Complessivamente, tale fenomeno ha fatto segnare un debole peggioramento del posizionamento competitivo italiano su scala internazionale nel comparto della Macchine Utensili: il Belpaese è infatti passato dal detenere circa l’8% della domanda mondiale (dato pre-pandemico) a poco più del 6%. In sensibile miglioramento, invece, il posizionamento cinese e giapponese.

Le destinazioni dell’export italiano

Focalizzandoci sui principali mercati importatori di macchine utensili, risulta evidente come la perdita di market share da parte dell’Italia sia stata estesa. 
Il grafico che segue posiziona i maggiori mercati per le Macchine Utensili in relazione alla variazione segnata dalle rispettive importazioni negli ultimi quattro trimestri disponibili, rispetto al 2019; la grandezza di ciascuna ball è proporzionale al valore in euro delle esportazioni italiane sul mercato. Sulla asse delle ascisse viene riportata la variazione complessiva delle importazioni del mercato, mentre sull’asse delle ordinate il risultato segnato dalle esportazioni italiane. Tale rappresentazione permette di visualizzare, nella parte a destra della bisettrice in giallo, i paesi verso i quali la performance italiana è stata inferiore alla media globale.

In primo luogo, è possibile evidenziare come i risultati italiani sono stati al di sotto della media mondiale per la quasi totalità dei mercati; uniche eccezioni Polonia, Canada, Thailandia, Svizzera e Regno Unito. 
Le differenze più ampie si aprono soprattutto verso i mercati extra-UE, in particolar modo verso Cina e Stati Uniti. Per entrambe le destinazioni si documenta, infatti, un recupero ormai completo dei livelli pre-crisi delle importazioni, a fronte di risultati ampiamente negativi degli esportatori italiani. Da citare anche il caso russo, specchio degli effetti delle sanzioni UE a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Si segnalano, infine, le criticità dei principali mercati europei (Germania, Francia e Spagna), che non segnano ancora una ripresa piena dei corrispondenti valori 2019. 

Per le imprese attive in un comparto di punta del made in Italy, come quello delle Macchine Utensili, sarà quindi fondamentale nei prossimi mesi migliorare la conoscenza dei cambiamenti in atto, per poter adeguare le proprie strategie  in un contesto internazionale sempre più contendibile.