Tra i temi economici al centro del dibattito internazionale, nell’autunno 2021 troviamo sicuramente l’impennata dei prezzi delle principali materie prime energetiche. Tra tutte, emerge l’incremento registrato dal prezzo del gas naturale in Europa che, in un solo anno, ha segnato un aumento di oltre il 400%.
Nel grafico che segue è riportato il prezzo del gas naturale giornaliero rilevato al TTF (Title Transfer Facility) olandese. Il Title Transfer Facility è un mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale tra i più grandi e liquidi dell’Europa continentale, gestito da Gasunie Transport Services B.V, il gestore del sistema di trasporto del gas nei Paesi Bassi. I prezzi sono misurati in euro/Mwh.

 

 

Dalla fig. 1 emerge con chiarezza la recente corsa al rialzo per il prezzo del gas, passato dai 20 €/MWh nella primavera del 2021 al picco di 180 €/MWh registrato il 21 dicembre scorso; a tale punto di massimo fa seguito un crollo, nei giorni seguenti, fino ai 70 €/Mwh.

 

Quali sono state le cause principali dell’esponenziale aumento?

 

Come per altre commodity, anche in questo caso un ruolo cruciale è stato ricoperto dal Covid-19 e, in particolare, da tutte le conseguenze derivanti dalla crisi pandemica.

La principale motivazione risiede nel disequilibrio creatosi tra la domanda e l’offerta di gas. Dopo mesi di stop forzati delle attività economiche, l’estate del 2020 ha visto crescere in Europa la domanda di gas, intensificata sul finire dell’anno con l’arrivo di una stagione invernale particolarmente rigida. Durante l’estate 2021 la domanda è rimasta elevata, in particolar modo per la produzione di energia elettrica basata sul gas naturale, e ciò ha implicato l’accantonamento di minori riserve per il resto dell’anno. 

 

La forte richiesta proveniente dall’Europa non ha assistito ad un’adeguata risposta da parte dei suoi maggiori fornitori, Norvegia e Russia. La produzione in Norvegia ha subito un importante rallentamento a causa di alcune attività di manutenzione degli impianti, che hanno reso necessaria la sospensione delle forniture, mentre la Russia ha ridotto i flussi attraverso i propri gasdotti, che passano per Bielorussia, Polonia e Ucraina, a causa delle tensioni politiche in atto con quest’ultima. 

A ciò si somma l’entrata della Cina come nuovo acquirente del gas naturale europeo, soprattutto in seguito ai dissidi creatisi con i suoi precedenti fornitori, Australia e USA. Difatti, la Russia nell’ultimo periodo ha privilegiato l’esportazione di gas verso i paesi asiatici, a cominciare dalla Cina, interessata ad accrescere le proprie riserve per sostenere la ripartenza dopo la fase acuta della pandemia.

Un ulteriore fattore che ha contribuito all’aumento del costo del gas è stata la decisione di rimandare, per motivi burocratici, l’apertura del gasdotto Nord Stream 2, che dalla Russia raggiunge la Germania: se l’apertura del nuovo gasdotto si prevedeva potesse consentire un calo dei prezzi, il relativo rinvio ha generato un effetto opposto. 

 

Nonostante l’azione congiunta di tale mix di fattori, da alcune settimane si è assistito ad un’inversione di rotta, che ha portato ad un significativo calo dei prezzi del gas naturale in Europa: le cause individuabili fanno riferimento, in primis, all’aumento delle temperature, ma anche all’entrata nel mercato europeo degli Stati Uniti che, grazie alle nuove forniture di gas verso il Vecchio Continente, hanno ottenuto nel mese di dicembre 2021 il primato di esportatore mondiale di gas naturale liquefatto. 

Il primato statunitense potrebbe però rivelarsi temporaneo, in quanto le esportazioni sono state di poco superiori rispetto a quelle registrate da Australia e Qatar: qualsiasi problema di produzione da parte degli Stati Uniti potrebbe quindi ribaltare la situazione. Nel frattempo, l'aumento delle esportazioni di gas degli Stati Uniti aiuterà ad alleviare temporaneamente la crisi dell'offerta globale. 

Chi sono i principali esportatori di gas naturale in Europa?

Dopo un’overview dei recenti avvenimenti che hanno influenzato i prezzi del gas naturale, i dati di commercio estero consentono di ottenere un quadro completo rispetto ai principali fornitori in Europa. Prendiamo come riferimento il 2019, ultimo anno pre-pandemico.

La Russia, con gli oltre 12 miliardi di euro, guadagna il primato di principale esportatore di gas verso l’Europa, ottenendo una quota di circa il 30% sul totale delle importazioni europee; seguono Algeria, Belgio e Norvegia, che si confermano tra i maggiori partner europei anche negli anni successivi al 2019. I dati delle importazioni europee di gas suggeriscono quindi come l’Europa sia, su questo fronte, quasi totalmente dipendente dalle importazioni, giustificando la lievitazione dei costi in relazione alle tensioni rilevate su scala internazionale.

 

Tirando le fila dell’analisi, è possibile supporre che le tensioni attualmente in atto tenderanno ad assorbirsi quando il nuovo gasdotto Nord Stream 2 entrerà in funzione, probabilmente nei prossimi mesi. È presumibile ritenere che il periodo critico per i prezzi durerà fino a quando i colli di bottiglia nelle forniture non si risolveranno, e fino a quando non si inizieranno a registrare riduzioni della domanda di gas a inizio primavera.