Nel 2020 la famosa casa d’aste internazionale Sotheby's ha battuto le sneakers più costose di sempre, le Nike Air Jordan autografate e indossate nel 1985 dalla leggenda del basket Michael Jordan, alla cifra stellare di 560 mila dollari. In Italia, invece, a inizio anno, Bolaffi, società di collezionismo specializzata soprattutto in francobolli e monete, ha allestito la prima asta interamente dedicata alle figurine: tra le più pagate, è stata acquistata per 2.400 euro quella raffigurante Ayrton Senna del 1984. Cosa sta accadendo? Chi può garantire al ricco acquirente delle Nike Air Jordan, che il loro prezzo non precipiterà, fino magari a ridursi a quello di un normale paio di scarpe da basket?

In gergo tecnico, vengono definiti “passion asset”. Possono essere opere d’arte, ma anche oggetti da collezione più o meno pregiati, come per esempio orologi, gioielli, automobili d’epoca, bottiglie di vino, borse esclusive, arredi di design, fotografie e scarpe in edizione limitata. E hanno tutti la particolarità di essere beni tangibili, illiquidi per definizione, caratterizzati da una forte componente emotiva. A volte sono utilizzati a scopo di investimento, sebbene non siano correlati ai mercati finanziari.

La tendenza a circondarsi di oggetti fisici da collezione, si legge nell’Art Finance Report 2022 recentemente pubblicato dal colosso della consulenza internazionale Deloitte Private, è aumentata soprattutto durante i mesi di emergenza sanitaria. Il Global Passion Assets Index, che analizza l’andamento delle aste di tutti quei beni da collezione che non comprendono la pittura ha fatto segnare nel 2020 una variazione positiva del 19,8% rispetto all’anno precedente, dopo un 2019 in discesa. Mentre nel 2021 è rimasto sostanzialmente invariato.

Tra i prodotti più acquistati al momento ci sono gioielli e orologi, meglio se di grandi produttori europei, che hanno visto aumentare i potenziali acquirenti anche grazie al crescente numero di aste online. Continua a piacere anche il vino, d’annata o pregiato, e i liquori. Mentre il mercato della fotografia, spiega ancora Deloitte, sta attirando per lo più l’attenzione dei giovani e dei neo-collezionisti. Le opere autografate da autori noti e di rilievo, infatti, sono disponibili a prezzi accessibili anche per chi ha risorse economiche limitate. Per quanto riguarda il design, invece, piacciono le opere italiane, soprattutto in edizione limitata.

Le “insidie”

Ma prima di acquistare oggetti da collezione è bene prestare particolare attenzione. La loro natura, per lo più emotiva, li rende molto volatili. E non è detto che il prezzo che un compratore è disposto a pagare oggi trovi riscontro in una valutazione simile qualora dovesse poi successivamente decidere di rivenderlo in futuro. In altre parole, bisogna tenere bene a mente che, con il tempo, un prodotto, antico o d’annata, potrebbe non necessariamente apprezzarsi. Anzi, potrebbe anche accadere l’esatto contrario. Soprattutto qualora dovessero verificarsi problemi legati al possesso stesso di quel bene. Per esempio, qualora non fosse conservato in modo adeguato il suo valore economico, con il tempo, potrebbe ridursi drasticamente.

Infine, bisogna considerare i tempi di vendita. A differenza dei tradizionali strumenti finanziari, infatti, questi beni sono spesso difficilmente monetizzabili. Così, se si decidesse di “smobilizzare” l’investimento per guadagnarci qualcosa, va tenuto anche presente che potrebbe essere necessario molto tempo prima di trovare un compratore interessato.

Aspetti fiscali

A livello generale, in Italia, non esiste un’imposizione patrimoniale sul possesso di opere d’arte da parte dei privati. Viceversa, il trasferimento a titolo oneroso di beni artistici può diventare presupposto per l'applicazione di diversi tributi. Nello specifico, la rilevanza fiscale della vendita di un'opera dipende, infatti, dalla qualifica soggettiva del venditore. In particolare:

  • mercanti d’arte, che lavorano nel commercio di opere d’arte con l’obiettivo dichiarato di generare profitto, sono assoggettati all’imposta sul valore aggiunto oltreché dell'IRPEF (reddito d’impresa) e, ricorrendone i presupposti, dell'IRAP.
     
  • venditori (o speculatori) occasionali, invece, sono coloro che acquistano di tanto in tanto opere d’arte con l’obiettivo di rivenderle e generare una plusvalenza. Ma non si tratta di una attività professionale a tempo pieno. In questo caso, il reddito generato dalla vendita è assoggettato all'IRPEF (reddito diverso) e dunque deve essere riportato all’interno della dichiarazione dei redditi.
     
  • Infine, ci sono i collezionisti privati, che a differenza dei due casi precedenti non sono soggetti ad alcuna imposizione fiscale. Questo perché il loro scopo è, appunto, il collezionismo fine a sé stesso, e non il profitto.

Questo a livello teorico. In pratica, però, la qualificazione soggettiva del venditore è un tema molto delicato che ha occupato largamente l’Amministrazione Finanziaria e la giurisprudenza tributaria. Non è questa la sede per approfondire la questione, ma si segnala che nei casi trattati dai giudici di merito e di legittimità per qualificare un soggetto (come mercante, speculatore occasionale o collezionista) si è tenuto conto, tra gli altri, di questi criteri: finalità della vendita, arco temporale intercorso tra l’acquisto del bene e la cessione, tipologia di acquisto del bene (oneroso, liberale o eredità), numerosità delle operazioni, svolgimento di attività promozionale.

Per quanto riguarda, invece, i trasferimenti non onerosi, c’è poi da considerare il particolare caso della successione. Cioè, cosa succede se un parente lascia un’opera d’arte in eredità o un oggetto da collezione a figli o nipoti? Stando alla normativa (art. 9, comma 2, del TUSD), in assenza di inventario, le opere detenute in casa si comportano allo stesso modo di tutti gli altri beni di proprietà del defunto, e come il denaro, i mobili e tutti gli altri oggetti a lui appartenuti, rientrano nell’attivo ereditario per un importo pari al 10% del valore globale netto imponibile dell’asse ereditario, anche se non dichiarati o dichiarati in misura inferiore. Viceversa, qualora il bene non sia conservato nell'abitazione o, comunque, ci sia accettazione con beneficio d'inventario, la base imponibile è rappresentata dal valore di mercato del bene. Diverso invece il caso dei beni mobili iscritti in pubblici registri, come per esempio le auto d’epoca: in questo caso non viene, infatti, applicata l’imposta sulle successioni.

In ogni caso, si ricorda che per le opere e collezioni che si detengono all’estero esiste l'obbligo del monitoraggio fiscale, compilando il quadro "RW" presente nella dichiarazioni dei redditi.

 

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