L’export è un grande fattore di resilienza per l’Italia, ma in un contesto globale sempre più mutevole e complesso. L’attuale scenario geopolitico rappresenta infatti un’ulteriore sfida per le imprese italiane desiderose di crescere sui mercati internazionali, che si aggiunge al permanere del difficile quadro economico post pandemico, caratterizzato da una pressione inflazionistica sulle materie prime tuttora elevata. Ma in questo stato di rinnovata instabilità, c’è un Paese che offre ancora ampie opportunità di business per le aziende della Penisola: si tratta del Giappone.

Rispetto agli Stati europei, infatti, il Sol Levante si distingue per un contesto economico che nel 2023 non ha subito le stesse difficoltà del Vecchio Continente: basti pensare al dato sull’inflazione core (+3% a settembre), rimasto maggiormente contenuto e stabile durante l’anno, rispetto sia all’Italia (+4,58%) che alla Germania (+4,64%). 

Dopotutto il Giappone, terza economia mondiale nel 2022 con un PIL da 4.230 miliardi di dollari, è uno dei sistemi finanziari e politici più moderni al mondo: forte della sua posizione geografica in un quadrante che si distingue per un alto grado di dinamicità economica - quello dell’Asia-Pacifico -, rappresenta uno dei principali attori globali dell’automotive, della manifattura e delle tecnologie innovative. E in tempi di crisi, proprio i settori nipponici di punta rappresentano il contesto di crescita ideale per le aziende italiane.

 

Italia e Giappone, un rapporto saldo nel tempo

L’ormai solida apertura dell’economia nipponica agli scambi mondiali, e in particolar modo a quelli dei Paesi europei, fanno del Giappone un partner privilegiato per l’Italia. L’Accordo di Partenariato Economico tra l’Unione Europea ed il Giappone (EPA), in vigore dal 1° febbraio 2019, ha abolito i dazi per il 90% delle esportazioni UE, prevedendo per alcuni prodotti la graduale eliminazione delle tariffe secondo precise scadenze annuali. L’accordo ha rappresentato un vero e proprio volano per le nostre esportazioni: dall’entrata in vigore, il valore dell’interscambio commerciale tra le due Nazioni è cresciuto del 13%, superando ampiamente i € 13 miliardi nel 2022. E assume particolare rilevanza l’ampio avanzo a favore della Penisola: tra il 2018 e il 2022, le esportazioni italiane sono sempre state superiori alle importazioni dal Giappone, con uno scarto di oltre 2,8 miliardi nel 2022, a dimostrazione del forte interesse da parte del Sol Levante per i prodotti Made in Italy. Senza dimenticare che l’Italia ha rappresentato l’1,31% della quota totale di mercato del Giappone, il secondo Paese europeo in assoluto dietro alla Germania, responsabile del 2,54% del mercato nipponico.  

 

Food, sanità e industrie pesanti i settori con le migliori prospettive

Ma quali saranno le prospettive future per l’export italiano verso il Giappone? Il tasso che caratterizza le nostre esportazioni appare in costante crescita: nel dettaglio, nel corso del 2023 le vendite di beni sono attese al 4% di crescita rispetto allo scorso anno, mentre per il 2024 ci si aspetta un aumento del 5%.

Passando in rassegna i vari settori merceologici, il tessile e abbigliamento resta il comparto con il maggior valore di vendite nei primi 9 mesi del 2023 (oltre 1,5 miliardi di euro), anche se l’aumento previsto per l’anno prossimo è piuttosto esiguo (+2,2% sull’anno corrente). È allora il Food&Beverage a offrire maggiori prospettive: secondo settore per valore (1,2 miliardi di euro), la crescita attesa nel 2024 si attesta al +10%. In questo canale, il Giappone rappresenta il terzo Paese di destinazione extra-UE per l’esportazione italiana di vino, con un fatturato che nel 2022 ha superato i 158 milioni di euro. L’export italiano di vino, che occupa in Giappone una quota pari a circa il 11,8%, mantiene la seconda posizione dietro alla Francia.

A convincere è anche la crescita delle esportazioni di prodotti appartenenti al chimico-farmaceutico, che segnerà variazioni minime ma comunque positive in un Paese che, con l’aspettativa di vita media più alta al mondo, sconta un rapido invecchiamento della società, accompagnata da una parallela espansione del sistema sanitario nazionale. In questo senso, è particolarmente degno di nota il +13,6% di vendite, registrato tra il 2018 e il 2022, per i prodotti del biomedicale Made in Italy, segno che in futuro il Paese nipponico continuerà ad affidarsi all’esperienza e al know-how delle aziende italiane in questo comparto.

 

 

L’Emilia-Romagna nel futuro del Giappone

Oltre all’alimentare, all’abbigliamento e al farmaceutico, i recenti indirizzi politici bilaterali hanno favorito una più intensa cooperazione nel settore della ricerca e dell’innovazione, offrendo opportunità in comparti quali energie rinnovabili, mobilità intelligente, intelligenza artificiale, aerospaziale e robotica: settori per i quali l’Expo 2025 di Osaka rappresenterà un’importante vetrina per il Made in Italy. Ed è da leggere in questo senso la recente missione della Regione Emilia-Romagna in Giappone, con una folta delegazione di imprenditori e rappresentanti di istituzioni capitanata dal Presidente della Regione Stefano Bonaccini, incaricata di far conoscere e diffondere i prodotti tipici della cucina emiliano-romagnola nel Paese nipponico, ma non solo. Perché il futuro del rapporto Emilia-Romagna - Giappone risiede anche nelle importanti relazioni create dalla missione sul fronte delle Università, grazie alla quale si sono gettate le basi per future collaborazioni con l’Università di Tsukuba, a nord-est di Tokyo, che comprende anche l’agenzia spaziale Jaxa.