Il World Economic Outlook, pubblicazione rilasciata due volte all’anno dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), fornisce un’analisi dei recenti sviluppi economici globali, e le relative previsioni delle dinamiche attese per il prossimo futuro. L’ultima edizione, rilasciata ad aprile 2022, si concentra sull’inevitabile shock legato allo scoppio del conflitto russo-ucraino, che ha portato con sé un chiaro peggioramento delle prospettive di recupero dell’economia globale.
Benché la ripresa post Covid non fosse ancora giunta a pieno compimento prima dell’avvio degli scontri, e si stesse delineando una significativa divergenza tra economie avanzate ed emergenti nel relativo percorso di recupero, il FMI prevedeva fino a pochi mesi fa un rafforzamento della ripresa nel II trimestre del 2021; l’avvio del conflitto, la crisi umanitaria e le relative sanzioni imposte alla Russia sono invece andati ad accrescere notevolmente lo scenario dei rischi, pesando quindi sul processo di recupero dell’economia mondiale.

Lo scenario macroeconomico

I dati sul PIL mondiale forniscono un chiaro segnale di questo cambiamento dello scenario: nell’edizione di aprile, il FMI prevede infatti una crescita del 3.6% tanto nel 2022 che nel 2023 – rispettivamente in calo di 0.8 e 0.2 punti percentuali rispetto alle stime di gennaio. I paesi per cui si prevedono le maggiori contrazioni per l’anno in corso sono ovviamente Ucraina, Russia e Bielorussia, per i quali si stima rispettivamente un calo del PIL del 35%, 8.5% e 6.4%. Se l’Ucraina risulta penalizzata dalle conseguenze dell’invasione, la distruzione delle infrastrutture e l’esodo dei suoi abitanti, la contrazione del PIL russo riflette principalmente l’impatto delle sanzioni, che pesano sui rapporti commerciali, e le forti limitazioni in termini di intermediazione finanziaria – nonché la generale perdita di fiducia nei confronti del paese.

 

Ulteriore elemento di attenzione segnalato dal FMI è l’inflazione. Se già nell’autunno del 2021 il generale aumento dei prezzi stava emergendo come campanello d’allarme, nella prima metà del 2022 l’inflazione ha continuato a correre, raggiungendo nuovi picchi. 
Secondo le ultime stime Eurostat, per l’area euro il tasso di inflazione si prevede dell’8.6% a giugno, in crescita rispetto all’8.1% di maggio. Di poco inferiore il tasso di inflazione registrato in Italia che, secondo i dati preliminari ISTAT, è risultato pari all’8% su base annua a giugno (dal 6.8% del mese precedente). 
Dall’altro lato dell’Atlantico, i dati per gli Stati Uniti, attualmente disponibili fino al mese di maggio, segnalano un +8.5%, a fronte di valori più contenuti sul fronte asiatico (+2% in Cina, +2.4% in Giappone).

Secondo il Fondo Monetario, per l’inflazione non si prevede una normalizzazione nel breve periodo, in un contesto in cui, oltretutto, molti driver dell’incremento dei prezzi sono fuori dalla portata delle banche centrali – come le conseguenze del conflitto, della pandemia e dei ritardi nelle catene logistiche.

Il commercio mondiale

In questo delicato contesto macroeconomico, cosa si prevede per il commercio mondiale? Sulla base dei più recenti dati rilasciati dal FMI, ExportPlanning ha formulato uno scenario di previsione. 

A fronte di un crollo superiore al 7.5% in dollari per il commercio mondiale nel 2020, si segnala un rimbalzo del 28% nel 2021. Se negli ultimi mesi gli scontri sul fronte russo-ucraino stanno penalizzando gli scambi per alcuni paesi più direttamente coinvolti, per la domanda mondiale allo stato attuale non si prevede una contrazione in valore, nel complesso del 2022; ciononostante, dai dati emergono i primi segnali di un rallentamento su base congiunturale nel I trimestre, a fronte di un incremento ancora sostenuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Complessivamente, per il 2022 si stima una prosecuzione delle dinamiche di crescita in valore, a ritmi molto più moderati (+2.3%), che potrebbero tradursi però in una flessione dei volumi, dati gli aumenti dei prezzi in atto.

 

Secondo un recente report della World Bank (The Impact of the War in Ukraine on Global Trade and Investment), l’attuale conflitto in corso penalizzerà le dinamiche di commercio e investimento su diversi fronti, toccando i mercati delle commodity, le reti logistiche, le catene del valore ma anche gli investimenti esteri
Sul fronte delle commodity, emerge il più significativo impatto della guerra sugli scambi di cibo ed energia, in relazione al ruolo di Russia e Ucraina per l’export di diversi prodotti agricoli, e della Russia come fornitore di beni energetici. La guerra pesa anche sulle reti logistiche, per gli scambi che avvenivano attraverso porti, spazi aerei e reti ferroviarie di zone attualmente oggetto di conflitto o limitazioni. Sul fronte degli investimenti, la World Bank segnala invece l’effetto dell’attuale situazione di incertezza sulla generale fiducia degli investitori, che risulta inevitabilmente penalizzata.