Il PNRR per finanziare la sfida del secolo: la transizione ecologica

Tra Roma e Bruxelles c’è sempre stata una differenza di fondo su come è stato comunicato il grande piano di debito comune varato dalla commissione von der Leyen nel 2020.  In Italia, complice anche il fatto di essere stato il primo Paese e il più pesantemente colpito dalla pandemia da Covid-19, i media vi si riferivano normalmente come “Recovery Fund”. Il nome corretto del piano però è quello utilizzato dalle istituzioni europee: “Next Generation EU”. Un massiccio intervento pensato dunque non tanto per lenire i tragici effetti della pandemia, quanto per migliorare la vita delle generazioni a venire. E probabilmente nessun tema interessa i nostri figli quanto i cambiamenti climatici.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la versione italiana del Next Generation Eu, destina alla transizione ecologica la missione 2, per la quale stanzia poco meno di 70 miliardi di euro. Questa cifra è pari al 37% delle risorse stanziate dall’intero piano e andrà utilizzata nel periodo che va dal 2021 al 2026.

L’imponente stanziamento economico è diviso a sua volta nelle quattro componenti che la governance del PNRR si è data per realizzare la rivoluzione verde:

  • Prima componente (M2C1): agricoltura sostenibile ed economia circolare. In particolare, prevede la definizione di una strategia per l’economia circolare che include, oltre ai principi di riciclo e riuso, anche il ruolo chiave dell’ecodesign, ovvero della progettazione sostenibile. 600 milioni di euro sono poi stanziati per alcuni progetti “faro” di economia circolare, che hanno l’obiettivo di innovare la gestione e il trattamento dei rifiuti in alcune particolari filiere strategiche. Si pensi per esempio ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), di sempre maggiore attualità e di una certa delicatezza per via delle implicazioni ambientali nello smaltimento. Infine un ruolo fondamentale l’avrà l’implementazione della raccolta differenziata come principale modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno.
  • Seconda componente (M2C2): transizione energetica e mobilità sostenibile. Si tratta forse del tema più delicato e al quale è destinata la fetta di budget maggiore, 25,36 miliardi di euro. L’obiettivo principale è quello di aumentare la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili. L’incentivo a usare fonti di energia pulita arriva sia attraverso investimenti diretti sia, soprattutto, attraverso azioni di semplificazione delle procedure di autorizzazione per l’avvio di nuovi impianti di produzione. Quello della burocrazia è infatti spesso il vero tallone d’Achille delle energie rinnovabili in Italia. Altra fetta importante di investimenti riguarda l’idrogeno, su cui il PNRR punta molto come fonte di energia complementare per realizzare la transizione ecologica.

  • Terza componente (M2C3): efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. Il tema è fondamentale e al centro delle preoccupazioni delle istituzioni comunitarie, come dimostra il recente voto del Parlamento europeo sulla direttiva “case green”. L’obiettivo è aumentare la classe energetica di circa 50mila edifici l’anno, tramite sistemi all’avanguardia come le pompe di calore e il teleriscaldamento. Sotto questa competenza ricadrà anche la gestione dei rifiuti di costruzione secondo i principi dell'economia circolare, dunque utilizzandoli per produrre energia.
  • Quarta componente (M2C4): tutela del territorio e della risorsa idrica. Come abbiamo purtroppo potuto testimoniare con gli ultimi periodi di siccità che hanno colpito il nostro Paese, si tratta di un tema di estrema attualità. Gli investimenti riguardanti le infrastrutture idriche hanno l’obiettivo prioritario di ridurre di almeno il 15% le perdite nelle reti per l’acqua potabile. Se pensiamo che la rete nazionale ha una percentuale media di perdita del 39%, quindi che si perdono 39 litri d’acqua ogni 100 litri immessi, capiamo bene come questo intervento sia cruciale. I fondi stanziati dal Pnrr in questo ambito puntano anche a prevenire rischi idrogeologici, a salvaguardare le aree verdi e le biodiversità e a eliminare l’inquinamento delle acque e del terreno.