Il Pnrr per il Mezzogiorno e la pubblica amministrazione

Divario di cittadinanza. Questa espressione in Italia viene usata in particolare per descrivere il divario tra i cittadini del Nord e quelli del Sud, un'area storicamente svantaggiata soprattutto a livello socio-economico. Possiamo citare alcuni dati: il tasso di occupazione del Sud, per esempio, è del 44,8%, quello del Nord è al 67,9%. Inoltre, oltre un milione di persone sono emigrate dal Mezzogiorno al Nord negli ultimi 20 anni. Ma si potrebbero citare anche altri numeri: la quota di dispersione media delle risorse idriche è al 51% al Sud, contro il 41% medio nazionale.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha tra i suoi obiettivi principali quello di contribuire a colmare questo divario di cittadinanza e agevolare lo sviluppo del Sud Italia. Il governo ha stabilito con il decreto legge n.77 del 31 maggio 2021 che alle regioni del Mezzogiorno venga destinato almeno il 40% di tutte le risorse allocabili territorialmente: parliamo di circa 86 miliardi di euro. Il concetto di “quota Mezzogiorno” è particolarmente importante perché tutte le organizzazioni titolari dei fondi hanno  l’obbligo di rispettare questa quota.

Tutti gli ambiti del Pnrr sono coinvolti dagli investimenti per il Sud, vediamo il dettaglio delle singole missioni. Partiamo dalla Missione 1, quella nata per incidere sulla produttività delle piccole e medie imprese e migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne. Secondo il Ministero per il Sud e la Coesione territoriale sono state dedicate al Mezzogiorno in questo caso il 36,1% delle risorse complessive. La Missione 2, invece, è rivolta alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica e si pone, tra gli altri obiettivi, quello di migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre l'elevato tasso di dispersione delle risorse idriche.  In questo caso, sono state dedicate al Sud il 34,3% dei fondi.

Ma in percentuale la quota più alta rispetto alle altre Missioni del Pnrr è quella destinata al capitolo infrastrutture e mobilità: 53,2%. La Missione 3 infatti vuole rafforzare le infrastrutture a partire dalla rete ferroviaria (in particolare le tratte Salerno-Reggio Calabria, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina e Taranto-Potenza Battipaglia), l'intermodalità e la logistica integrata. La Missione 4, invece, ha gli obiettivi di migliorare la presenza di asili nido e scuole per l'infanzia, potenziare e ammodernare l'edilizia scolastica, contrastare l'abbandono scolastico e la povertà educativa, creare nuovi centri di eccellenza della ricerca attraverso la nascita di ecosistemi dell'innovazione. In questo caso, il Sud ha il 45,7% delle risorse.

Importante anche la Missione 5, che nel Mezzogiorno vede il 39,4% delle risorse. Vuole consolidare i servizi essenziali, a partire da quelli socio-sanitari, e abbattere il divario di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali, riformare e potenziare le infrastrutture delle Zone Economiche Speciali. La Missione 6, infine, nasce per superare il divario tra i sistemi sanitari regionali, attraverso la riorganizzazione delle politiche della salute e investimenti basati sui fabbisogni assistenziali. La quota destinata al Sud in questo caso va dal 35 al 37%. Da sottolineare che in questi casi parliamo di risorse complessive e non solo di quelle distribuite territorialmente (come nel caso della “quota Mezzogiorno), anche se resta tanto da fare soprattutto in alcuni ambiti per arrivare alla quota del 40%.

Il miglioramento degli indicatori del Mezzogiorno passa anche attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione. In questo ambito gli investimenti messi in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono 7. Tra gli interventi previsti in questo ambito ci sono l'accelerazione dell’adozione del sistema pagoPA (cioè la piattaforma digitale per i pagamenti verso le pubbliche amministrazioni), la spinta ad adottare sistemi di identità digitale (come Spid e carta d'identità elettronica), oltre alla creazione di una nuova piattaforma per le notifiche digitali degli atti pubblici.

Prevista anche la creazione di un'infrastruttura cloud dedicata alle amministrazioni pubbliche per cui è stato stanziato 1 miliardo di euro. Altri 900 milioni saranno poi dedicati a facilitare la transizione verso il cloud e a razionalizzare e consolidare molti dei data center oggi distribuiti sul territorio, a partire da quelli meno efficienti e sicuri. A ciò si lega un ulteriore investimento da 650 milioni di euro volto a favorire interconnessione tra le basi dati delle amministrazioni. Tutti investimenti necessari per avere sempre più una pubblica amministrazione digitale, ma anche per ottenere uno sviluppo del Mezzogiorno.