Dal PNRR 4,3 miliardi per sfruttare al meglio le nostre risorse idriche

Un terzo dell’acqua in Italia non arriva a destinazione: viene cioè sprecata nelle reti di distribuzione, in particolare al Sud e sulle Isole. Lo dicono gli ultimi dati, relativi al 2020, pubblicati dall’Istat sul tema. In altri termini, vengono persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, cioè il 36,2% dell’acqua immessa in rete. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede interventi anche su questo per contribuire a risolvere un problema con ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto alla luce degli episodi di scarsità idrica  delle ultime estati e, in particolare, del 2022.

 

Da cosa dipendono le perdite idriche?

Il fenomeno è da attribuire a fattori fisiologici, a impianti talvolta molto vecchi e a errori riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite. Parliamo comunque di fenomeni che hanno gravità e consistenza diversa da zona a zona. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65% di perdite sul totale di acqua immesso in rete, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). Una situazione infrastrutturale decisamente migliore, con perdite idriche totali inferiori al 25%, viene rilevata in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi i valori dell’indicatore sono inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come detto, darà un contributo importante su questo fronte con un investimento totale di 4,3 miliardi di euro. Il piano contiene, in sostanza, quattro misure di grande portata. Prima di tutto, sono previsti 2 miliardi di euro per nuove infrastrutture idriche primarie su tutto il territorio nazionale come, ad esempio, nuovi invasi. Questi investimenti hanno l’obiettivo di migliorare la qualità dell'acqua e garantire la continuità dell'approvvigionamento. Serviranno, in concreto, per finanziare 25 progetti di potenziamento, completamento e manutenzione straordinaria delle infrastrutture di stoccaggio e fornitura idrica primaria di tutto il Paese. In più, in programma c’è anche il completamento degli impianti non ultimati, in particolare nel Mezzogiorno con una riduzione del divario tra Nord e Sud e la creazione di posti lavoro per le aziende del settore che si occuperanno degli interventi.

Sono stati programmati anche 900 milioni di euro per la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche in modo da diminuire sostanzialmente le perdite di acqua.  L’obiettivo, in questo caso, è realizzare almeno 25.000 km di nuove reti per la distribuzione dell'acqua potabile e ridurre così le perdite idriche con sistemi di controllo avanzati che contribuiranno a ridurre gli sprechi. Infatti, il 35 per cento delle condutture ha un'età compresa tra 31 e 50 anni.

Il Pnrr per il settore idrico prevede anche più di 800 milioni di euro per il potenziamento e l'ammodernamento del sistema irriguo nel settore agricolo. L’obiettivo dell’investimento è quello di rendere più costante la disponibilità di acqua per l'irrigazione, aumentando la capacità del settore agricoltura di rispondere alle difficoltà legate ai cambiamenti climatici e alle ondate di siccità. Come? Con la conversione di un terzo degli attuali sistemi di irrigazione verso altri di maggiore efficienza: si prevede così di migliorare la gestione delle risorse idriche e ridurre le perdite.

Infine, nel Pnrr sono stati programmati 600 milioni di euro in investimenti per la depurazione delle acque reflue che potranno essere riutilizzate dai settore dell’agricoltura e della manifattura. In questo caso, si dovranno completare le reti di fognatura non ancora realizzate e ultimare nuovi impianti di depurazione in modo da evitare le procedure di infrazione arrivate negli anni scorsi nei confronti dell'Italia.