Nonostante la frenata subita nel 2020 a causa della pandemia, l’analisi di lungo periodo degli scambi commerciali mondiali del comparto lattiero-caseario mostra un significativo dinamismo, misurato da un tasso di crescita medio annuo del 3% nell’ultimo decennio. La domanda mondiale passa infatti dai €48 miliardi registrati nel 2011 ai €63 miliardi dello scorso anno. I dati più recenti confermano come paese leader del settore la Nuova Zelanda, le cui esportazioni hanno superato gli €8 miliardi nel 2020. Fanno seguito, nell'ordinamento dei maggiori esportatori, numerosi paesi appartenenti all’Unione Europea, a cui si aggiungono, dall’altro lato dell’oceano, gli Stati Uniti.
Tra i principali protagonisti del comparto lattiero-caseario un ruolo di rilievo è ricoperto anche dall’Italia, che riconferma nel 2020 la sua sesta posizione nella classifica dei maggiori esportatori, superando quota €3 miliardi. Ad apprezzare particolarmente i prodotti made in Italy troviamo Francia, Germania e Stati Uniti, che complessivamente hanno permesso all’Italia vendite per un totale di quasi €800 milioni nella prima metà del 2021. Il I semestre dell’anno in corso sembra quindi presagire significative prospettive di ripresa per il comparto caseario italiano, dopo il rallentamento legato alla crisi sanitaria, registrando un incremento del 12.4% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Tra gli alimenti più consumati al mondo, un ruolo di primo piano è sicuramente rivestito da latte e derivati, ottenuti secondo diversi procedimenti e lavorazioni. Rientrano quindi nella classificazione dei prodotti lattiero-caseari lo yogurt, il burro e la ricotta, ma anche tutte le tipologie di formaggi.
Dal 2011 al 2020, la domanda mondiale di prodotti caseari è passata da 48 a 63 miliardi di euro, registrando quindi una crescita media annua del 3%. Nel pieno della crisi Covid, alla quale si è unito un inevitabile blocco del settore Ho.Re.Ca. (Hotellerie-Restaurant-Café), la domanda mondiale di prodotti lattiero-caseari ha subito una fase di rallentamento, frenando di 2 punti percentuali nel 2020.

La fase più acuta di crollo del comparto si è registrata nella seconda metà dell’anno: il III trimestre del 2020 ha mostrato una contrazione del -4.5% su base tendenziale in termini di domanda mondiale, mentre nel IV trimestre si è sfiorato il -6%. L’analisi dal punto di vista congiunturale rivela però l’avvio di un’inversione di tendenza già dal IV trimestre del 2020, come si nota dalla figura sopra riportata.
Nonostante il crollo subito dagli scambi commerciali del settore nei mesi più acuti della crisi pandemica, i dati più recenti confermano quindi l’avvio di una fase di ripresa. In particolare, confrontando il primo semestre del 2021 con il medesimo periodo del 2019, si registra un incremento prossimo al 2%.

I top 10 esportatori mondiali

Benché la crisi Covid non abbia alterato la classifica dei maggiori esportatori di latte e derivati, prendiamo come riferimento il 2019, ultimo anno pre-pandemico, per un'overview dei principali protagonisti sui mercati mondiali. Tra i maggiori esportatori il primato è detenuto dalla Nuova Zelanda, che in pochi anni è riuscito a diventare il maggiore competitore dei paesi UE nel ranking mondiale del settore caseario. Il valore dell’export della Nuova Zelanda ammontava nel 2019 a circa 9 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2018.

Come emerge dal grafico (fig. 2), nella lista dei maggiori esportatori una porzione significativa di paesi appartiene all’Unione Europea. Tra questi, la sesta posizione è detenuta dal Belpaese, per il quale si registrano nel 2019 oltre 3 miliardi di euro di export, contro i 5, 7 e 8 miliardi di euro rispettivamente ottenuti da Germania, Paesi Bassi e Francia.

La performance dell'export italiano

Dopo aver delineato un quadro dei principali protagonisti del settore è utile soffermarsi sul caso italiano, dato il ruolo di rilievo che l'Italia ricopre da diversi anni nel comparto lattiero-caseario.

Negli ultimi dieci anni l’export lattiero-caseario italiano, benché segnato da fluttuazioni stagionali, ha sempre seguito una traiettoria crescente. Nonostante la stasi attraversata nella fase più acuta della pandemia, ad oggi l’export italiano sembra aver nuovamente imboccato il suo sentiero di crescita. In particolare, si segnala un incremento del 12.5% nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Secondo l'ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), la ripresa dei consumi fuori casa nei principali mercati di sbocco dell’export made in Italy ha esercitato un ruolo chiave per la ripresa del comparto caseario.

 

Il paniere di beni del settore lattiero-caseario italiano è molto ricco. Tra i prodotti più esportati nel 2019 vi sono:

  • Grana Padano e Parmigiano Reggiano, con un valore di export di 1 miliardo di euro;
  • Mozzarella, con un valore di export di 890 milioni di euro;
  • Formaggi grattugiati o in polvere di tutti i tipi, con un valore di export di 452 milioni di euro.

Questi prodotti costituiscono circa il 72% dell’export italiano del settore. Essi hanno registrato risultati molto positivi anche nel primo semestre del 2021. Procedendo ad un confronto con lo stesso periodo del 2019, si segnala l’ottima performance in termini di valore: + 9.2% per i formaggi grattugiati o in polvere di tutti i tipi, +5.3% per Grana Padano-Parmigiano Reggiano e +24.6% per la mozzarella.

Tra i Paesi che più hanno apprezzato i prodotti italiani nel 2019 troviamo Francia, Germania e Stati Uniti, verso cui sono stati esportati oltre 1.5 miliardi di euro di latte e derivati. I tre Paesi si riconfermano, anche per il primo semestre del 2021, come primi mercati di destinazione, verso i quali l’Italia ha già registrato esportazioni per un ammontare di oltre 800 milioni di euro.
Nello specifico del mercato statunitense, è da ricordare come le ritorsioni commerciali legate alla disputa sui finanziamenti di stato a Boing e Airbus abbiano portato, da ottobre 2019 a febbraio 2021, all'imposizione di tariffe sul comparto analizzato. Con un ritrovo dell'intesa e la successiva sospensione delle tariffe nel mese di giugno, si prospetta una nuova stagione potenzialmente favorevole. Secondo l’ISMEA, la rimozione dei dazi che hanno gravato sui formaggi diretti verso il mercato USA ha già esercitato un effetto favorevole sull’export italiano a partire dai mesi successivi.

Nonostante la crisi Covid abbia esercitato un forte impatto sugli scambi commerciali per quasi tutti i settori merceologici, l’analisi del comparto caseario conferma come i beni di prima necessità abbiano limitato la propria caduta.
In un contesto di ripresa della domanda mondiale casearia prossimo al 2% nel primo semestre del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2019, l’Italia emerge per il significativo rimbalzo superiore al 12%. L’analisi dei dati del settore fornisce quindi un segnale positivo di ripresa dell’export nazionale, confermando come il comparto lattiero-caseario made in Italy non abbia perso il suo appeal sui mercati esteri.