Ad oggi, l'India è la quinta maggiore economia mondiale

Eletto da ISPI “Country to Watch 2023”, l’India rientra certamente tra i mercati da monitorare per gli esportatori italiani. In un contesto di generale incertezza per l’economia mondiale, penalizzata dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino e dalle persistenti pressioni inflazionistiche, l’India sta infatti mostrando una relativa resilienza rispetto alla media dei paesi emergenti.

Allo stato attuale, il paese si classifica come quinta maggiore economia mondiale, sulla base del PIL in dollari a prezzi correnti, e anche una delle più dinamiche, guardando ai tassi di crescita del prodotto interno lordo stimati dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) per il 2022. Nei prossimi anni si prevede per il paese un’ulteriore scalata nel ranking delle maggiori economie, che potrebbe portarla a conquistare il quarto posto attualmente detenuto dalla Germania.

 

Per il 2022-23 il Fondo prevede per l’India un trend di crescita superiore al 6% annuo, a fronte di una più modesta crescita cinese. Secondo le ultime stime, l’India rappresenta il secondo maggiore contribuente alla crescita dell’economia mondiale per l’anno in corso, facendo seguito alla sola Cina; nel complesso, ai due paesi asiatici sarà attribuibile metà della crescita globale nel 2023, a fronte di un decimo per gli USA e l’Eurozona congiuntamente considerati.

Il ruolo dell’India nel commercio internazionale

Usando le parole del FMI, “India remains a bright spot”. Tra le ragioni della sua resilienza in un contesto internazionale sfidante, troviamo la presenza di un ampio mercato interno e una robusta domanda domestica, a fronte di un’esposizione relativamente limitata ai flussi di commercio internazionale.

Si pensi che il rapporto tra l’interscambio di beni e il PIL del paese, stimato sui dati 2022, supera di poco il 30% per l’India, a fronte di una quota superiore al 60% per l’Italia.

In india il regime commerciale e il contesto normativo rimangono, infatti, relativamente restrittivi. Le barriere tecniche al commercio, le misure sanitarie e fitosanitarie, la deviazione dagli standard concordati a livello internazionale e le discriminazioni basate su misure legislative o amministrative da parte dell'India riguardano un'ampia gamma di settori, tra cui beni, servizi, appalti pubblici e investimenti. Si pensi, ad esempio, che la tariffa media applicata sui prodotti in ingresso in India è stata di oltre il 9% nel 2020, secondo i dati World Bank, a fronte del 5.3% in Cina, il 2.9% negli States, l’1.7% nell’Unione Europea.

La delocalizzazione tramite investimenti diretti esteri risulta quindi, in molti casi, una valida soluzione per entrare sul mercato indiano, in un quadro di policy che punta a sostenere la crescita del paese come hub manifatturiero globale. Allo stato attuale, circa 6000 imprese europee sono presenti in India, e il saldo in termini di investimenti diretti esteri risulta ampiamente positivo per il paese.

Guardando ai dati di commercio estero, l’Unione rappresenta ad oggi il terzo maggiore partner commerciale per l’India in termini di interscambio di beni, a breve distanza da USA e Cina.

Focalizzandoci sulle importazioni indiane, vediamo come la domanda del paese si concentra principalmente sul fronte delle materie prime, che nel complesso ammontano a circa il 60% delle sue importazioni. Considerando i valori a prezzi costanti, cioè depurati dalle dinamiche inflazionistiche, l’import indiano ha confermato appieno il recupero del crollo pandemico nel 2022, segnando un +8.5% in euro rispetto al 2021 (incremento che supera il 25% considerando i valori a prezzi correnti).

In una politica di self-reliance e promozione del “Make in India”, il paese si concentra quindi sull’importazione di beni per i quali la disponibilità (o la produzione) interna risulta, allo stato attuale, limitata.

Gli scambi India-Italia

Tra i player europei, l’Italia rappresenta il 4° maggiore esportatore verso l’India, preceduta da Germania, Belgio e Francia; su scala globale, il ruolo dell’Italia risulta molto più contenuto, rappresentando il 28° paese fornitore, secondo i dati 2022.

Per lo scorso anno si stima che l’export italiano verso l’India possa aver superato per la prima volta i 5 miliardi di euro, raggiungendo un nuovo punto di massimo storico; guardando invece ai valori a prezzi costanti, in un’ottica di lungo periodo si nota un minore dinamismo delle nostre esportazioni negli ultimi anni, rispetto al trend di decisa crescita del primo decennio degli anni 2000.

Ma su cosa si concentra l’export italiano verso il paese asiatico? Come si nota dal grafico di seguito, le importazioni indiane dall’Italia vanno principalmente ad alimentare l’apparato industriale del paese, aumentando il livello di capacità produttiva e sostenendo la relativa competitività sui mercati esteri. I Macchinari & impianti per processi industriali e i Beni intermedi chimici rappresentano le quote più significative, attorno al 12%; di poco inferiore la quota ricoperta dalle Materie prime industriali e dalla Componentistica meccanica e ottica.

Export italiano in India, per aree merceologiche (2022)

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.

La nostra significativa quota di esportazioni di macchinari si lega ad un settore manifatturiero indiano che si colloca in una fase di crescita, e attualmente importa circa il 65% dei suoi macchinari dall’estero, per soddisfare le esigenze del suo apparato produttivo.

Nel nostro paniere di beni esportati sul mercato indiano, ancora comparativamente limitata la quota ricoperta da altri punti di forza del made in Italy, come i prodotti finiti per la persona e per la casa, ai quali è rispettivamente attribuibile una quota del 3% sul totale del nostro export verso il paese.

Prospettive di accordi commerciali

Benchè la politica commerciale dell’India non si collochi ancora in una fase di completa apertura, il paese sta progressivamente emergendo come partner strategico per l’UE, e le relazioni tra le due parti stanno dando segnali di sviluppo e evoluzione.

Risale a giugno 2022 la ripartenza delle negoziazioni UE-India volte al raggiungimento di un accordo di libero scambio, nonchè un accordo per la protezione degli investimenti e delle indicazioni geografiche. È stato invece annunciato pochi giorni fa l’avvio di un nuovo UE-India Trade and Technology Council (TTC), che si focalizzerà su aree critiche come la connettività, le tecnologie verdi e la resilienza delle catene di approvvigionamento.

Secondo la Commissione Europea, in un’ottica di lungo periodo, la liberalizzazione delle opportunità di commercio e investimento potrà rappresentare una significativa opportunità di crescita per ambo le parti, massimizzando il notevole potenziale tra l'UE e l'India, ancora in gran parte non sfruttato.