Da oltre un decennio, il mercato del pet food mostra segnali di forte e continua espansione: tra il 2010 e il 2021, la domanda mondiale è aumentata ad un tasso medio annuo di circa il 9.8% in euro, arrivando quasi a triplicare il suo valore.

 

L’esplosione su scala internazionale della pandemia da Covid-19, e la relativa promulgazione delle misure di contenimento, ha accelerato la crescita della domanda di pet food, sia in termini di quantità che di valore: la domanda mondiale del settore ha toccato, nel 2021, i 18 miliardi di euro a prezzi correnti. Complessivamente, il commercio mondiale di prodotti per l’alimentazione degli animali domestici ha chiuso il 2021 segnando una crescita del 17.5% rispetto al 2020, e di oltre il 34% rispetto ai livelli pre-crisi.

Il Great Lockdown ha infatti permesso alle persone di passare più tempo con i propri animali domestici, portando ad una maggiore attenzione alle loro esigenze. A tutto ciò, si aggiunge anche un significativo aumento del tasso di adozione, legato alla sempre maggior consapevolezza del benessere che un animale da compagnia è in grado di trasmettere.

Particolarmente interessante è come gli ultimi anni si siano progressivamente accompagnati ad un aumento della rilevanza del segmento premium price (fascia alta e medio-alta) nei flussi di commercio estero, testimoniando la sempre maggiore propensione dei consumatori internazionali alla scelta di prodotti di qualità. Come evidenziato dal grafico (Fig. 1), ad oggi i flussi commerciali di pet food di fascia alta e medio-alta costituiscono quasi la metà della domanda mondiale, contro il 14% del 2000.

Data la favorevole fase congiunturale, gli spazi di opportunità per gli operatori del settore risultano quindi ampi.

 

La mappa delle opportunità

Per le imprese esportatrici del settore, notiamo un ruolo di primo piano per l’Unione Europea come mercato di destinazione: le importazioni UE di pet food rappresentano, infatti, più del 50% della domanda mondiale del segmento. Tra il 2020 e il 2021, i maggiori incrementi per l’import in termini di valore assoluto si registrano innanzitutto per Germania e Stati Uniti (aumenti superiori ai 150 milioni di euro); seguono Polonia, Regno Unito e Francia (incrementi superiori ai 100 milioni).

 

Focalizzando la nostra attenzione su un orizzonte temporale più lungo, accanto ai paesi occidentali si possono documentare significativi tassi di crescita della domanda soprattutto per i mercati emergenti dell’area asiatica e extra-UE, a testimonianza di come lo sviluppo economico e la progressiva formazione di un ceto medio stiano permettendo di ampliare il tipico paniere dei beni di consumo.

Al netto dei mercati minori, il cui import è stato inferiore ai 50 milioni di euro nel 2021, il grafico in figura 2 mostra i primi 10 mercati per tasso di crescita medio annuo (Compound Annual Growth Rate, CAGR) delle importazioni di pet food nel periodo 2016-2021. Nel grafico, a fianco di ciascun paese, è riportato anche il valore totale delle importazioni nel 2021.

Come evidenziato dal grafico, il quadro dei più importanti mercati in termini di crescita risulta geograficamente diffuso, includendo in maniera preponderante i paesi asiatici (Cina, India, Filippine e Indonesia), così come i paesi UE ed extra-UE (Polonia, Romania, Russia e Turchia).

Il ruolo di protagonista indiscusso è ricoperto dalla Cina, che registra un CAGR pari all’87%, seguita a netta distanza dalla Polonia (+33%), il cui import in termini di valori è tuttavia ancora superiore a quello del Paese del Dragone. 

 

 

Il ruolo del Belpaese nell’arena competitiva

 

In questo contesto di domanda favorevole, quali paesi esportatori hanno maggiormente colto le opportunità del mercato? 

Nel 2021, Germania, Stati Uniti e Thailandia si sono classificati come maggiori esportatori di pet food su scala mondiale, seguiti da Francia, Polonia e Cina. L’Italia si qualifica soltanto all’undicesimo posto, registrando esportazioni pari a 500 milioni di euro. Malgrado le imprese nazionali si stiano progressivamente inserendo nel mercato del pet food, duplicando il valore delle proprie esportazioni nell’ultimo quinquennio, le fasce di prezzo di gran lunga preponderanti nelle esportazioni italiane continuano ad essere quelle medio-basse, rappresentando nel 2021 più del 65% del totale esportato.