Come sta procedendo la ripresa economica mondiale dopo l'avvento dello shock pandemico? L'ultima edizione del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, rilasciata ad ottobre, fornisce preziose indicazioni in merito. I dati economici confermano come la ripresa sia in corso, prevedendo per il 2021 un incremento del PIL del 5.9% su scala mondiale, dopo la contrazione del 3.1% registrata nel 2020.
Emergono però diversi elementi di attenzione: la campagna vaccinale differisce ancora fortemente su scala mondiale, non garantendo pari opportunità di ripresa ai paesi sviluppati e quelli a basso reddito; si segnala inoltre un differente supporto a livello di politiche pubbliche, elementi che portano ad una biforcazione anche in termini di prospettive di ripresa economica.
Se i numeri mostrano un progressivo adattamento dell’economia alla nuova normalità, il report del FMI sottolinea come l’incertezza e gli elementi di rischio al ribasso rimangano al centro della scena.

L’ultima edizione del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI), rilasciata a metà ottobre, fornisce segnali chiave in merito alla dinamica dell’economia mondiale nell’attuale fase post-pandemica, nonché le relative previsioni per il prossimo futuro.
Il primo messaggio che emerge dal report è l’attuale prosecuzione della fase di ripresa economica, dopo il generalizzato crollo legato allo shock da Covid-19; al tempo stesso prosegue anche la pandemia, benché con una significativa riduzione dei casi nei paesi che ormai vantano elevati tassi di vaccinazione. L’elemento del rischio sanitario risulta quindi ancora presente sulla scena, impedendo un completo ritorno alla normalità. La diffusione delle nuove varianti ha infatti aumentato l’incertezza in merito ai tempi di un definitivo superamento dell’emergenza sanitaria; al tempo stesso, emerge ormai un significativo adattamento della società al new normal e persiste, in linea generale, il supporto delle politiche pubbliche.

 

“A great vaccine divide” e l’azione della public policy

 

L’elemento che si colloca in prima linea nell’analisi dell’attuale situazione socio-economica è indubbiamente quello delle campagne vaccinali. L’Outlook di ottobre 2021 sottolinea la presenza di una significativa divergenza tra i paesi sviluppati e quelli a basso reddito in merito alle campagne vaccinali contro il SARS-CoV-2 (“a great vaccine divide” nelle parole di Gita Gopinath, direttore del Research Department del Fondo Monetario). Se le economie avanzate riportano un tasso di vaccinazione attorno al 60%, nei paesi a basso reddito i non vaccinati rappresentano ancora la grande maggioranza della popolazione: nello specifico, nei paesi emergenti solo il 36% dei cittadini risulterebbe, allo stato attuale, vaccinato, mentre nei paesi in via di sviluppo tale quota scende attorno al 5%.

I paesi emergenti e sviluppati si distinguono non soltanto per il vaccine divide, ma anche un supporto di differente intensità a livello di politiche pubbliche. Diversi paesi emergenti stanno infatti già rallentando il loro livello di policy support, procedendo ad esempio verso una progressiva normalizzazione dei tassi d’interesse di riferimento della politica monetaria: si pensi ai rialzi portati avanti negli ultimi mesi in Brasile, Cile, Perù, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, come emerge dai dati della Bank for International Settlements.
Al tempo stesso permane ancora una significativa generosità a livello di paesi sviluppati, che tendenzialmente proseguono con una politica monetaria accomodante e un importante livello di supporto fiscale, che si prevede possa procedere verso una transizione più restrittiva nel 2022. Soltanto alcuni tra i paesi sviluppati hanno avviato un rialzo dei tassi (si pensi, ad esempio, a Norvegia, Islanda e Corea del Sud). In questo contesto, sale al centro dell’attenzione la linea adottata dalla Federal Reserve: al meeting tenutosi a inizio novembre la banca centrale americana ha confermato l’avvio di un processo di tapering, ovvero un rallentamento dell’acquisto di asset, a fronte di tassi d’interesse che rimangano inalterati. La notizia di un tasso d’inflazione giunto a ottobre al +6.2%, sui massimi degli ultimi 30 anni, sta però lasciando gli specialisti supporre che la FED potrebbe procedere prima del previsto verso una politica monetaria più restrittiva: la delicata questione attualmente in mano alle banche centrali risiede infatti nella necessità di supportare la ripresa economica e, al tempo stesso, evitare spirali inflazionistiche.

Secondo il Fondo, le divergenze a livello di politiche pubbliche e vaccinazioni causano una potenziale biforcazione anche in termini di prospettive di ripresa economica su scala mondiale, elemento che costituisce una primaria fonte di preoccupazione.

 

Le previsioni macroeconomiche

Le stime di crescita del prodotto interno lordo confermano la possibilità di una divergenza a livello di sviluppi economici: il FMI prevede, per le economie avanzate, un ritorno sul trend di crescita pre-pandemico nel 2022, ed un incremento prossimo all’1% nel 2024 rispetto alle stime pre-Covid; al contrario, per i paesi emergenti e in via di sviluppo ad esclusione della Cina, si prevede per il 2024 un deficit del 5.5% rispetto ai trend di crescita precedentemente attesi.
Allargando lo sguardo ad una panoramica su scala mondiale, per l’anno in corso il FMI prevede un incremento del PIL del 5.9%: si tratta di una riduzione di 0.1 punti percentuali rispetto alle previsioni di luglio, ma che lancia in ogni caso un campanello d’allarme.

 

Suddividendo l’analisi tra i diversi cluster di paesi, notiamo come le prospettive di crescita per le economie avanzate nel 2021 siano lievemente diminuite rispetto a luglio (risultando ora pari al 5.2%, in calo di 0.4 punti percentuali); le cause risiedono, in particolare, in indebolimenti delle prospettive di crescita per Stati Uniti, Germania e Giappone. I paesi emergenti si muovono invece, nel complesso, leggermente al rialzo (+6.4% per il 2021, in crescita dello 0.1 rispetto alla precedente stima), in relazione a correzioni al ribasso per la crescita asiatica, compensate da rialzi per l’Est Europa e l’America Latina. Sono i paesi in via di sviluppo a mostrare il più severo calo nelle loro prospettive di crescita, con una riduzione dello 0.6% rispetto a luglio: una lenta campagna di vaccinazione emerge come principale fattore che pesa sulla ripresa.

Le prospettive del commercio estero

Nell’analisi dell’attuale contesto economico, emergono in primo piano anche le dinamiche del commercio estero. Ormai in prossimità della chiusura d’anno, come sta procedendo la ripresa? Le previsioni ExportPlanning per il 2021 segnalano, per la domanda mondiale misurata in dollari, un rimbalzo del 15.9% nel 2021 (poco più del 10% in quantità), dopo un crollo dell’8.1% nel 2020. Confrontando il 2021 con il 2019, l’ultimo anno pre-crisi sanitaria, l’entità del rimbalzo scende al +6.5%, valore più basso ma comunque ampiamente indicativo del processo di ripresa e normalizzazione attualmente in corso.

Se quindi i numeri mostrano un progressivo adattamento dell’economia alla nuova normalità, il report del FMI sottolinea però come l’incertezza e gli elementi di rischio al ribasso rimangano al centro della scena. Tra questi, la possibilità di nuove varianti SARS-CoV-2, l’emergere di persistenti squilibri tra domanda e offerta, una forte volatilità sui mercati finanziari e l’aggravarsi del malcontento su scala sociale emergono come alcuni degli elementi di maggiore rischio.