Uno dei comparti di punta del made in Italy nel mondo è sicuramente quello della gioielleria, settore che si connota per una lunga tradizione artigiana, connubio di unicità e know-how, ed oggetto dell’interesse di importanti brand del lusso internazionali. Il Belpaese si colloca infatti tra i primi 10 esportatori mondiali di gioielleria e oreficeria, per un valore di export che nel 2021 si stima essere prossimo ai 9 miliardi di euro, e una produzione fortemente votata ad una specializzazione di alta gamma, che si compone principalmente di manufatti in oro.

 

Nonostante le ampie flessioni accusate dal Sistema Moda-Persona nel corso dell’anno pandemico e una ripresa progressiva, che per molti segmenti tradizionali non si è ancora tradotta in un recupero pieno dei livelli pre-crisi, la gioielleria e oreficeria è stato uno di quei comparti ad aver già recuperato e superato i livelli di export 2019.

 

Dopo una caduta del 28% nell’annus horribilis, nel 2021 le esportazioni italiane di Gioielleria e oreficeria hanno infatti registrato un rimbalzo complessivo del +50%, sostenute dal forte recupero della domanda mondiale di preziosi. In particolare, la performance italiana mette a segno una crescita del 10% sui corrispondenti livelli pre-pandemici.
Il risultato, pur riflettendo in parte l’aumento nominale legato ai rialzi delle quotazioni dei preziosi, appare di particolare rilievo se paragonato alla performance della media europea e mondiale.

 

Complessivamente, la ripresa delle esportazioni italiane si è caratterizzata per un recupero più deciso e marcato rispetto alla media delle imprese europee e internazionali, che non hanno ancora registrato un recupero pieno dei livelli pre-crisi. Come in molti altri settori della manifattura, anche per il segmento della Gioielleria italiana si è infatti registrata una ripresa che, per intensità, ha dominato i maggiori competitori internazionali, a testimonianza di una diffusa capacità di ripartenza delle imprese del Belpaese.

 

Analisi per distretti

 

Sebbene la crescita risulti diffusa, non sembra essere omogenea per i principali distretti produttivi del settore orafo italiano. L’analisi dei dati di commercio estero dei tre principali territori di specializzazione del made in Italy – Valenza Po, Vicenza e Arezzo, che detengono circa l’80% dell’export italiano – evidenzia come siano due territori su tre ad aver registrato un aumento sensibile sui valori 2019.

La crescita più significativa si documenta per i distretti di Arezzo e Vicenza, che registrano un incremento rispettivamente pari a +500 e +320 milioni di euro sul 2019, dove un ruolo trainante è stato ricoperto dai risultati segnati sui mercati di Stati Uniti, Emirati Arabi e Sudafrica.
Il territorio di Valenza Po (AL) è, invece, quello in maggior ritardo nel recupero dei livelli di export pre-pandemici. L’export da Alessandria - terza provincia italiana per valore esportato – ha infatti messo a segno una timida ripresa nel 2021, collocandosi su livelli di circa il 30% inferiori a quelli 2019, non recuperando il trend di crescita degli ultimi anni.

 

Andando ad analizzare il portafoglio mercati del distretto di Valenza Po, notiamo come diversi tra i maggiori mercati di destinazione evidenzino un’ampia penalizzazione rispetto ai livelli pre-pandemici. Le flessioni maggiori si registrano per numerosi paesi europei, prima tra tutte la Svizzera, verso la quale la provincia perde più di 570 milioni di euro rispetto al 2019; altrettanto penalizzati i mercati di Francia, Regno Unito e Spagna (si veda il grafico che segue).

In questo quadro, in forte controtendenza si colloca invece il mercato irlandese per il distretto di Valenza Po, che cresce anche in virtù del suo ruolo di destinazione “pivot”, che consente di servire mercati extra-europei con regimi agevolati.
 

Conclusioni

 

Tirando le fila dell’analisi, il settore della Gioielleria made in italy ha dato prova di un’ottima capacità di ripartenza nel 2021, dominando la performance dei principali competitori internazionali. Ad aver sostenuto la ripresa è stata soprattutto la domanda extra-UE, confermando la centralità per le imprese italiane dei mercati di destinazione oltreoceano, come gli Stati Uniti, e dei mercati orientali, in primis quelli dell’area MENA e i paesi asiatici; non va, infine, dimenticata l’importanza delle destinazioni “pivot”, come Svizzera e Irlanda, che hanno sperimentato un trend di crescita significativo nel corso degli ultimi mesi. Le prospettive per il 2022 rimangono tuttavia più caute, in virtù sia dell’incremento dei costi delle materie prime, primo tra tutto il caro energia, sia per il progressivo ridimensionamento del fenomeno di “revenge shopping”, che ha guidato soprattutto i risultati segnati sui mercati orientali.