Tra le conseguenze economiche della pandemia da Covid-19, che ha sconvolto su più fronti lo scenario mondiale, troviamo un’inevitabile e severa penalizzazione anche per il comparto degli investimenti internazionali. Ci focalizziamo, nello specifico di questo articolo, sugli investimenti diretti esteri (IDE).

Secondo la definizione dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo), gli investimenti diretti esteri implicano una relazione di lungo periodo e riflettono un interesse e controllo prolungato da parte di un soggetto, residente in una determinata economia, in un’impresa allocata all’estero. Gli investimenti diretti esteri implicano quindi un significativo grado di partecipazione dell’investitore nella gestione dell’impresa localizzata all'estero.

 

Come si nota dal grafico di seguito, che mostra la dinamica dei flussi di investimenti diretti esteri su scala globale, già dal 2017 si fa strada un rallentamento dei flussi di IDE, seguito da un’ulteriore contrazione nel 2018 ed un recupero, soltanto parziale, nel 2019. In questo contesto, il notevole crollo del 2020 esaspera quindi una tendenza all’indebolimento già imboccata negli anni precedenti: secondo i dati UNCTAD, i flussi di investimenti diretti esteri su scala globale sarebbero diminuiti del 35% nel 2020, toccando un punto di oltre il 20% inferiore rispetto al precedente minimo del 2009.

 

Fig. 1 - Flussi di investimenti diretti esteri su scala globale (1990-2020)

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati UNCTAD.

 

 

Lo scenario 2020

 

Focalizzandoci sui flussi di investimenti diretti esteri in entrata nelle varie aree geografiche nell’anno della pandemia, notiamo come il declino sia stato tanto più forte per le economie sviluppate: queste hanno infatti assistito ad una caduta del 58%, in parte dovuta alle fluttuazioni in termini di transazioni aziendali e flussi finanziari intra-aziendali. Molto più modesta la caduta registrata per le economie emergenti (-8%), penalizzate soprattutto dalla significativa riduzione degli annunci di nuovi progetti greenfield. 

 

Nello specifico, sono i flussi verso l’Europa a registrare il crollo più significativo (-80%); caduta rilevante anche sul fronte russo (prossima al -70%), più moderata per il Nord America (-42%). Se verso l’Africa la contrazione si è limitata al 16%, la maggiore resilienza è stata mostrata dall’Asia, con un incremento del 6% dei flussi in entrata in Cina e una variazione col segno “più” registrata anche per l’India; in riduzione, invece, gli IDE in entrata nei paesi del Sud Est asiatico. Forte caduta dei flussi in entrata per l’America Latina, danneggiata sul fronte degli investimenti in risorse naturali e turismo.

 

Guardando al ranking dei maggiori paesi beneficiari di IDE in entrata nel 2020, notiamo come la leadership su scala globale rimanga in mano agli Stati Uniti, seguiti da Cina e Hong Kong. Diminuiscono però notevolmente le distanze tra USA e Cina: il crollo del 40% nei flussi di IDE in entrata negli States, a fronte di un incremento degli investimenti in entrata registrato dal gigante asiatico nel 2020, porta infatti la Cina a collocarsi attualmente in prossimità dei livelli statunitensi. 

 

Fig. 2 – Flussi di investimenti diretti esteri in entrata, per paese (2020)

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati UNCTAD.

 

miliardi di dollari: secondo il World Investment Report dell’UNCTAD, ciò risulterebbe principalmente dovuto ad una crescita economica resiliente, unita a sforzi statali volti a stimolare e liberalizzare gli investimenti.

Per i maggiori beneficiari europei, si registra invece una contrazione dei flussi in entrata tanto per la Germania (-34%) che l’Irlanda (-58.8%); variazioni positive solo per Svezia e Lussemburgo.

 

Prospettive per il futuro

Dopo il forte crollo degli investimenti diretti esteri che ha accompagnato l’anno della pandemia, cosa è ragionevole attendersi per il prossimo futuro?Le previsioni UNCTAD parlano di una ripresa soltanto parziale nel 2021; nella migliore delle ipotesi, un ulteriore recupero nel 2022 potrebbe riportare gli investimenti diretti esteri sui livelli del 2019.

Le previsioni di investimenti contenuti anche per il 2021 fanno riferimento alla latente incertezza in relazione agli sviluppi della pandemia, l’accesso ai vaccini e le risposte in termini di policy.

 

L’elemento di allarme messo in evidenza dal Report UNCTAD fa riferimento ad una ripresa degli investimenti a differenti ritmi e livelli tra paesi sviluppati ed emergenti. Per quanto le economie sviluppate occidentali abbiano assistito ad una caduta significativa dei flussi di IDE nel 2020, si prevede infatti che esse possano guidarne la ripresa; positivo lo scenario anche sul fronte asiatico, per il quale si prevede la prosecuzione del trend di resilienza mostrato a fronte della pandemia. Aspettative meno ottimistiche per Africa e America Latina, per le quali non si prevede un recupero a breve termine degli IDE in entrata. 

Generale elemento di rischio per i flussi mondiali di IDE è inoltre la nuova possibile tendenza alla riorganizzazione, a livello locale, delle catene globali del valore, per far fronte in modo efficace a eventuali shock o carenze di offerta: si pensi, ad esempio, alle recenti dichiarazioni di UE e USA in merito alla volontà di stimolare la produzione locale di semiconduttori.