L’esplosione su scala internazionale dell’epidemia da Covid-19 e delle relative misure di contenimento del virus hanno fatto registrare un massiccio aumento degli scambi internazionali di beni e dispositivi essenziali per la gestione dell’emergenza sanitaria.
Se comparati ai livelli dell’ultimo anno pre-pandemico, il commercio mondiale di beni legati alla gestione dell’emergenza sanitaria (dispositivi di protezione individuale, test diagnostici, dispositivi diagnostici e apparecchiature) ha infatti registrato una crescita superiore al 24% in dollari, arrivando a valere più di 870 miliardi $ dai 700 del 2019. In particolare, la crescita più spiccata si è evidenziata per i dispositivi di protezione individuale (DPI) e per i kit per test diagnostici, destinati all’attività di screening, in aumento di circa il 50% rispetto al pre-crisi (Fig.1). 

I risultati non fanno altro che riflettere il “new normal” del mutato contesto di vita e hanno rafforzato i timori di un’eccessiva dipendenza delle diverse economie internazionali dall’import di pochi paesi produttori, tra cui, in primis, la Cina.

Già nel periodo pre-pandemico il commercio mondiale del settore risultava piuttosto concentrato: i primi tre paesi esportatori, Germania, Stati Uniti e Cina, detenevano infatti circa il 40% degli scambi internazionali di tali prodotti.
Proprio in virtù della forte specializzazione del Paese del Dragone nei dispositivi di protezione individuale e della sua capacità di rispondere a una domanda crescente, in un contesto in cui le principali economie sviluppate si sono spostate, almeno in una prima fase, verso un inasprimento delle barriere commerciali, la Cina è divenuto ben presto il primo fornitore internazionale di tali beni, scalando la classifica dei principali esportatori (Fig. 2).

La crescita della quota di commercio mondiale detenuta dalla Cina è stata diffusa a tutte le principali categorie, interessando sia il comparto dei dispositivi di protezione individuale, sia altri cluster di prodotti. Ad esempio, nel commercio mondiale di tamponi e altri kit di screening, sebbene Stati Uniti e Germania rimangano i maggiori esportatori internazionali, la Cina ha sostanzialmente raddoppiato la proprio quota di export.

Un ulteriore settore che testimonia l’accresciuta rilevanza cinese è quello dei vaccini: nel 2021, per la prima volta, il Paese del Dragone è infatti emerso nella classifica dei principali paesi esportatori, soprattutto in virtù del ruolo che sta attualmente ricoprendo nella fornitura vaccinale verso i paesi a basso reddito. Se infatti le esportazioni cinesi del prodotto sono sostanzialmente nulle verso i paesi sviluppati, nel caso delle economie in via di sviluppo la Cina è rapidamente divenuta il secondo player di mercato, per una quota complessiva di commercio mondiale ormai paragonabile a quella tedesca.
In conclusione, in un settore ormai divenuto strategico per le diverse economie internazionali, la Cina sembra essersi ritagliata uno spazio di rilievo sempre maggiore in qualità di paese fornitore. Tale risultato non è valido solamente per quei comparti di sua “storica” specializzazione produttiva, come i dispositivi di protezione individuale, ma anche per quelli nei quali il suo ruolo internazionale appariva più limitato nel pre-pandemia.