Spesso chi aspira a mettersi in proprio non ha tutte le risorse finanziarie per partire, né le garanzie sufficienti per rivolgersi a una banca e chiedere un finanziamento. Avviare un’attività di lavoro autonomo o un’impresa è un passo importante, anche dal punto di vista economico. Limitarsi al capitale fisso, richiede investimenti in beni materiali (hardware, attrezzature, macchinari…) e immateriali (formazione, software, pubblicità per farsi conoscere, ricerca e sviluppo se intendi avviare una startup innovativa etc.). Un fabbisogno finanziario sostanzioso a cui si aggiunge il capitale d’esercizio, cioè il denaro che serve ad acquistare materie prime, pagare utenze e stipendi, versare imposte e via dicendo. Tra le fonti di finanziamento a cui puoi attingere esistono fondi e altri incentivi per aprire un’attività – anche dedicati all’imprenditoria femminile e ai giovani – che favoriscono l’autoimpiego appianando le difficoltà di accesso al credito tradizionale.

Nel caso di aziende già avviate poi, non sempre gli utili bastano ad autofinanziarsi e far fronte a nuovi investimenti per crescere, per stare al passo con i tempi – digitalizzazione e sostenibilità sono indirizzi inevitabili per tutti i modelli di business – e per difendersi dalla concorrenza ormai globale. Dunque anche per le imprese consolidate la finanza agevolata è un’opportunità da cogliere: vediamo di cosa si tratta.

Cos’è la finanza agevolata?


Le misure di finanza agevolata sono un insieme di strumenti pubblici per favorire la nascita, gli investimenti e lo sviluppo di attività imprenditoriali piccole e grandi. Incentivi e fondi per le imprese sono destinati sia a progetti d’impresa che ad aziende già affermate. Sono vari i soggetti che li erogano e gestiscono: Unione europea (UE), Stato, Regioni, Camere di Commercio e altri enti. 

Alcuni fondi per le imprese messi a disposizione dall’UE sono gestiti direttamente dalla Commissione europea: è il caso delle risorse del programma NextGenerationEU, che per l’Italia sono i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Altri invece sono gestiti indirettamente, altri ancora in modo concorrente. Questi ultimi, gestiti dai singoli Stati e dalle Regioni in collaborazione con la Commissione europea, sono di solito i fondi più accessibili per le aziende. In particolare per le micro, piccole e medie imprese (PMI) perché, ad esempio, le informazioni sono facili da trovare, la documentazione va preparata in italiano, non serve attivare partnership con aziende ed enti pubblici di altri stati. Tra i fondi a gestione concorrente, probabilmente hai sentito nominare i fondi strutturali e di investimento per sostenere lo sviluppo economico, come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) con numerosi programmi nazionali e regionali, il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) con incentivi per l’agricoltura.

Finanza agevolata per le imprese: non solo fondo perduto

L’espressione finanza agevolata non identifica un’agevolazione particolare ma diversi tipi di aiuti diretti (contributi in denaro) e indiretti (altri benefici). In ogni caso puoi usufruirne tramite dei bandi, che dettagliano i requisiti e le modalità per accedere agli incentivi: le imprese interessate (per dimensione, settore economico, ubicazione etc.), quali spese sono coperte, con che tempi e modalità devi presentare la domanda, come viene valutata e così via.

Naturalmente un bando definisce anche la forma stessa dell’agevolazione e il suo ammontare massimo. Il contributo a fondo perduto è forse la misura di finanza agevolata più conosciuta. È una somma di denaro che viene erogata e, al contrario di un normale prestito, non richiede garanzie, né la restituzione del capitale, né il pagamento degli interessi. Esistono più generi di contributi a fondo perduto. Il contributo in conto capitale è il contributo a fondo perduto classico, che viene calcolato in percentuale sulle spese ammissibili per beni e servizi. Presuppone che l’azienda abbia risorse proprie per sostenere le spese, che in seguito vengono in parte “rimborsate” dal contributo. Proprio per questa ragione non sempre questo tipo di contributi sono la soluzione ottimale per l’apertura di una nuova attività, per dei giovani imprenditori o per una startup. 

Il contributo in conto impianti è un tipo di contributo in conto capitale destinato ad acquistare beni strumentali ammortizzabili. Il contributo in conto esercizio è simile al contributo in conto capitale, ma per fronteggiare le esigenze di gestione, come coprire i costi (stipendi, affitti etc.). Il contributo in conto interessi è invece un contributo a fondo perduto sugli interessi di un finanziamento a medio-lungo termine, in pratica un aiuto per ridurre gli interessi da pagare. Il contributo in conto canone è simile a un contributo in conto interessi, ma serve ad abbassare il canone di leasing.

La garanzia sul credito è una forma di finanza agevolata per le imprese che consiste nel fornire una garanzia per finanziamenti a medio-lungo termine. Se un’azienda non può garantire un finanziamento con mezzi propri, può quindi ricorrere ad appositi fondi di garanzia. Ad esempio il Fondo di garanzia per le PMI del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT, già Ministero dello Sviluppo Economico) offre una garanzia pubblica fino all’80% per favorire l’accesso al credito delle PMI, comprese startup e imprese femminili. Il Fondo non concede i finanziamenti (che invece vengono erogati dalle banche partner) ma la garanzia in forza della quale le banche non richiedono ulteriori garanzie reali (come l’ipoteca) sulle somme garantite. 

Il Fondo di garanzia per le PMI assiste anche i finanziamenti sostenuti dall’agevolazione Nuova Sabatini e il microcredito (dei quali parleremo tra poco). Come ulteriore incentivo per i giovani imprenditori e per l’imprenditoria femminile, startup e beneficiari del microcredito sono ammissibili alla garanzia del fondo (non al finanziamento bancario) senza valutazione del merito di credito. Inoltre startup e imprese femminili non pagano la commissione di norma dovuta al fondo in percentuale sull’importo garantito.

Il microcredito imprenditoriale è una particolare forma di credito per piccoli importi (fino a 50.000 €) che ottieni dalle banche convenzionate con l’Ente Nazionale per il Microcredito come mutuo chirografario, cioè un mutuo senza garanzia ipotecaria. Inoltre prima e dopo il finanziamento benefici dei servizi extra finanziari della banca, come il tutoraggio. È una formula per micro o piccole imprese, lavoratori autonomi, ditte individuali che non hanno ancora sufficienti garanzie per accedere al credito tradizionale. Con il microcredito ti avvali della garanzia pubblica del Fondo di garanzia per le PMI sull’80% dell'importo finanziato.

Un altro fondo è Garanzia Green di SACE, società assicurativo-finanziaria partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Scopo di questo fondo è facilitare l’accesso al credito delle imprese di ogni dimensione e settore. SACE ha infatti un ruolo centrale per l’attuazione del Green New Deal italiano, il programma nazionale per il passaggio a un’economia più sostenibile basato sulle strategie quadro dell’UE. Con Garanzia Green puoi quindi ottenere la garanzia pubblica fino all’80% sui finanziamenti a medio e lungo termine erogati dalle banche aderenti per investire nella transizione ecologica, con obiettivi ambientali incentrati su economia circolare, inquinamento, cambiamento climatico, acque e risorse marine, biodiversità.

Ulteriore tipo di aiuto per le imprese sono i finanziamenti agevolati, ossia dei finanziamenti in tutto o in parte erogati con fondi pubblici a tassi d’interesse più vantaggiosi di quelli di mercato. Sono degli incentivi adatti anche a chi vuole aprire un’attività da zero: con un’impresa da avviare (o avviata da poco) non sempre hai già a disposizione risorse da investire, recuperabili ad esempio con un contributo in conto capitale. 

Se sei titolare di una micro, piccola o media impresa puoi avvalerti della Nuova Sabatini, l’agevolazione del MIMIT per comprare beni strumentali (o acquisirli in leasing). L’incentivo consiste in un finanziamento agevolato da parte delle banche e degli intermediari finanziari che aderiscono all’iniziativa e in un contributo statale in conto impianti, che è maggiorato se fai investimenti green o in linea con il concetto di industria 4.0. In più per il finanziamento agevolato puoi chiedere la garanzia del Fondo di garanzia per le PMI. 

Un tipico incentivo indiretto per le imprese sono gli sgravi fiscali, che servono a stimolare gli investimenti: crediti, deduzioni e detrazioni d’imposta. Ad esempio grazie ai crediti d’imposta puoi ridurre l’ammontare di imposte e debiti tributari che la tua impresa paga allo Stato e a vari enti pubblici, come l’INPS. Il credito d’imposta è il meccanismo usato dal piano nazionale di indirizzo della politica industriale Transizione 4.0, evoluzione di Industria 4.0. I crediti d’imposta infatti sono previsti, in differenti misure, per acquistare beni strumentali, per investire in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica, così come per fare formazione.

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