Per l’Italia è un 8 marzo in chiaroscuro

Come ogni anno, l’8 marzo è l’occasione di fare bilanci sulla condizione della Donna nella nostra società. In Italia la situazione è in chiaroscuro: se da una parte l’ascesa di una Donna alla Presidenza del Consiglio (e più recentemente anche alla guida del principale partito di opposizione) è un risultato storico, il nostro Paese continua ad essere più indietro rispetto ai partner europei riguardo alla parità di genere.

L’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere ogni anno stila il Gender Equality Index che, prendendo in esame varie categorie di dati, dà un punteggio da 1 a 100 a ogni Paese membro dell’Unione europea, dove 100 indica la piena parità tra uomo e donna. L’Italia totalizza 65 punti: 3,6 in meno della media Ue. Pesa in negativo per il nostro Paese il dato sul lavoro: il divario occupazionale di genere italiano è ancora molto forte, specialmente nelle regioni meridionali. Questo ha anche importanti ripercussioni sulla natalità: in un Paese in cui troppo spesso le Donne devono scegliere se essere mamme o avere una carriera professionale, non può sorprendere che totalizziamo risultati negativi in entrambi i campi.

 

Più positiva la performance italiana per quanto riguarda il diritto alla salute (in cui totalizziamo un punteggio di 89 su 100) e la retribuzione (80). Per quanto riguarda i posti di potere, il punteggio è molto negativo, 57. Va detto però che i dati si riferiscono in gran parte al 2020, prima cioè dell’ascesa di Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. Il nostro Parlamento ha solamente il 33% di donne, mentre per esempio quello Europeo ne ha il 39%. Particolarmente negativo il fatto che, per la prima volta negli ultimi 20 anni, la percentuale di deputate e senatrici è in calo rispetto alla legislatura precedente. La spiegazione è semplice e preoccupante: con la riduzione dei seggi dovuta al taglio dei parlamentari, più uomini si sono accaparrati i minori posti disponibili.

Tragici dal punto di vista della parità di genere sono i dati che riguardano gli amministratori locali. Delle 20 regioni italiane, solo una è governata da una donna: l’Umbria della leghista Donatella Tesei. Per quanto riguarda i sindaci invece, scorrendo le città italiane per popolazione, si deve arrivare al 43esimo posto per trovarne una amministrata da una donna: Piacenza, guidata da Katia Tarasconi del Partito Democratico. Anche in questo caso si tratta di un evidente peggioramento rispetto a qualche anno fa, quando tutte le principali città italiane hanno avuto delle donne a ricoprire la carica di Sindaco.

Un altro ambito in cui il nostro Paese ha ottenuto un risultato carente è quello che riguarda l’ambito accademico: 59 su 100. Se si vanno a vedere i dati, come ha fatto in un’interessante ricerca Youtrend, emerge un quadro sfaccettato. Le donne hanno maggior successo scolastico degli uomini: questo si vede sin dalle scuole superiori ed emerge chiaramente con le ragazze che nel 2021 sono state il 57% dei laureati negli atenei italiani. Quando si arriva al passo successivo però, quello dell’insegnamento universitario, le percentuali si ribaltano: gli uomini sono il 59% del personale accademico e dei professori associati e addirittura il 74% di quelli ordinari, la categoria più prestigiosa. Un dato fortemente negativo. Qualche speranza viene però dagli accademici più giovani, dove la parità è quasi raggiunta: le donne sono il 46% dei ricercatori e il 49% degli assegnisti di ricerca.

Forti differenze di genere si notano ancora nella scelta delle facoltà universitarie. Sono donne il 92% degli iscritti alle facoltà afferenti l’educazione, mentre sono solo il 15% di quelle relative alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT). Le ragazze sono in minoranza anche per quanto riguarda ingegneria, produzione e costruzioni e servizi, le facoltà che danno accesso alle professioni più retribuite. Se da una parte può esserci una questione di indole differente tra i due generi è indubbio che, dall’altra, esistano ancora dei retaggi di cultura patriarcale che è dovere della nostra società eliminare.