Aziende italiane impegnate da tempo nella lotta alle discriminazioni sul posto di lavoro

Le aziende italiane sono impegnate da tempo nella lotta alle discriminazioni sul posto di lavoro. Tra quelle più frequenti ci sono quelle contro le persone della comunità LGBT+.

Il quadro normativo italiano è visto come ancora deficitario da chi è impegnato in un’unione civile: secondo un’indagine Istat riferita agli anni 2020-2021, l’89,1% è molto favorevole all’emanazione di una legge nazionale contro l’omobitransfobia, l’81,6% a introdurre la stepchild adoption (adozione del figlio del partner), l’81% a introdurre l’istituto del matrimonio anche tra persone dello stesso sesso, il 78% a prevedere l’adozione di minori da parte delle coppie omosessuali in unione civile e il 74,8% a introdurre maggiori tutele sul lavoro per le persone LGBT+.

Già, il lavoro. Ancora oggi infatti, le discriminazioni sul lavoro legate all’orientamento sessuale sono purtroppo molto frequenti. Non sempre in realtà si tratta di atti volontari o consci: il 61,8% delle persone in un’unione civile ha subito almeno una “microaggressione” nell’attuale o nell’ultimo posto di lavoro, ovvero “brevi interscambi quotidiani che inviano messaggi denigratori ad alcuni individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili (verbali, non verbali, e/o visivi) diretti alle persone spesso in modo automatico o inconscio”. Tra questi, addirittura il 92,1% ha affermato di sentire qualcuno definire una persona come “frocio” o di usare in modo dispregiativo espressioni come "lesbica", o “è da gay”. Meno frequenti ma certamente non rare anche microaggressioni più nette, come il mancato invito del partner ad eventi sociali (è successo all’11,8% tra coloro che hanno subito microaggressioni) o la derisione per via di modi di parlare, gesticolare o vestire (17,3%).

Purtroppo però non ci sono solo le microaggressioni. Il 20,8% ha detto di aver subito un clima deliberatamente ostile o una vera e propria aggressione nell’attuale o nell’ultimo posto di lavoro. Quasi uno su tre poi, il 32,5%, ha vissuto almeno un evento di discriminazione nella ricerca di lavoro in Italia, come il non aver ottenuto un posto nonostante requisiti simili o equiparabili ad altri candidati oppure che sia stata offerta una retribuzione inferiore. La ricerca di lavoro è dunque uno dei momenti più critici, specialmente per i più giovani. Tuttavia non mancano i problemi anche per i dipendenti. Il 17% dei lavoratori subordinati in un’unione civile dichiara di “non aver avuto promozioni o avanzamenti di carriera, aumenti di stipendio o premi che meritava” e un numero simile di “vedere i risultati raggiunti o le proprie capacità sminuite o valutate negativamente da superiori, colleghi di pari grado o persone di grado inferiore”.

Cos'è l'OSCAD?

Si tratta dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, il quale ha riferito che nel 2021 sono state 361 le segnalazioni di reati di matrice discriminatoria (legati all’orientamento sessuale o no). 64 di questi hanno avuto luogo online, dove purtroppo gli insulti e le violenze sono molto diffusi.

Nell’indagine Istat è stato chiesto anche alle persone in un’unione civile intervistate quali potrebbero essere le azioni auspicabili per favorire l’inclusione delle persone LGBT+ nel mondo del lavoro la maggior parte delle risposte cita l’ambito dell’educazione. Il 71,7% ritiene urgenti attività di formazione, sensibilizzazione o campagne sulle diversità LGBT+ da parte delle istituzioni pubbliche. Nella graduatoria delle azioni auspicabili seguono interventi legislativi (52,6%) e azioni di indirizzo da parte dell’Unione europea o altri organismi sovranazionali (44,6%). Il dato più interessante però è probabilmente l’ultimo: meno dell’1% afferma che non è necessaria alcuna azione.