Dai primi anni Novanta il sistema pensionistico pubblico ha vissuto una serie di riforme per far fronte al progressivo aumento della vita media e alle relative ricadute sulla spesa pubblica per le pensioni. Numerosi sono stati i cambiamenti, come il passaggio da regime retributivo a contributivo, tra i quali spicca l’istituzione del sistema di previdenza complementare già nel 1993, oggi disciplinato dal d.lgs. 252/2005.

Cos’è la previdenza complementare?

La previdenza complementare è il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano. È un sistema di previdenza privata volontaria a cui puoi decidere di aderire per avere una “seconda pensione” che integra la cifra di base della previdenza obbligatoria, il primo pilastro previdenziale che fa riferimento all’INPS (se lavori come dipendente ad esempio) e alle casse professionali (nel caso di liberi professionisti).

La previdenza complementare consiste in un sistema di forme pensionistiche – fondi pensione e piani pensione assicurativi – in cui confluiscono periodicamente i contributi delle persone iscritte. I contributi nel loro insieme formano il risparmio previdenziale, che viene investito nei mercati finanziari per produrre un rendimento, poi a sua volta investito. In questo modo, una volta terminata la vita lavorativa, riceverai una pensione complementare. Un fondo pensione è perciò un prodotto finanziario con cui accumuli risorse che si aggiungono alla pensione pubblica (destinata a essere più bassa rispetto all’ultimo stipendio) per provare a mantenere il tuo tenore di vita. Inoltre, prima di andare in pensione, la previdenza integrativa può aiutarti ad affrontare esigenze personali e difficoltà lavorative o a facilitare il passaggio dal lavoro al pensionamento.


Gli investimenti delle forme pensionistiche complementari seguono regole di prudenza definite per legge – vista la loro finalità previdenziale e non speculativa – e il principio di diversificazione, così da ridurne il rischio. I fondi pensione sono vigilati da COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) e le assicurazioni pensionistiche anche da IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni). 

Previdenza complementare: come funziona?

Supponendo di aver aderito a questo tipo di forma pensionistica, la tua posizione individuale è data dai contributi che hai versato finora e dal rendimento che hanno fruttato grazie agli investimenti, al netto dei costi. La posizione individuale è la base per il pagamento della tua futura pensione integrativa, che dipenderà quindi dall’ammontare dei contributi, dalla durata della contribuzione e dai rendimenti ottenuti.

Quindi conviene cominciare prima possibile, in modo da versare più contributi. I rendimenti sui contributi e sui rendimenti già maturati vengono continuamente reinvestiti, aumentando così l’importo che genera utili. È l’effetto dell’interesse composto, un meccanismo che si rivela particolarmente vantaggioso negli investimenti di lungo periodo, come possono essere quelli previdenziali. Inoltre il lungo periodo bilancia le eventuali oscillazioni negative dei mercati finanziari.

I contributi che versi al fondo pensione integrativo o al piano pensione assicurativo scelto sono a tuo carico, a partire dalla misura minima prevista dalla forma pensionistica. Se lavori come dipendente e versi il tuo contributo hai diritto a quello del datore di lavoro (ciò vale solo per le adesioni su base collettiva). In aggiunta puoi conferire tutto o in parte il futuro TFR (trattamento di fine rapporto o liquidazione) o puoi decidere di versare soltanto il TFR. Puoi pagare i contributi necessari a maturare una pensione integrativa anche a favore di una persona che non lavora.

Ricapitolando, i lavoratori dipendenti privati e pubblici possono aderire ai fondi negoziali di riferimento per il loro contratto oppure a fondi pensione aperti e piani individuali pensionistici; i lavoratori autonomi e liberi professionisti a fondi negoziali, fondi aperti e PIP. Le persone che non lavorano hanno l’opportunità di iscriversi sia a fondi aperti che a PIP.

Ricapitolando, i lavoratori dipendenti privati e pubblici possono aderire ai fondi negoziali di riferimento per il loro contratto oppure a fondi pensione aperti e piani individuali pensionistici; i lavoratori autonomi e liberi professionisti a fondi negoziali, fondi aperti e PIP. Le persone che non lavorano hanno l’opportunità di iscriversi sia a fondi aperti che a PIP.

Le forme di previdenza complementare propongono linee (o comparti) di investimento con differenti profili di rischio e rendimento: linee garantite (con una garanzia di rendimento minimo o di restituzione del capitale versato), linee obbligazionarie (pure e miste, a seconda che investano solo o principalmente in obbligazioni), linee azionarie (che investono principalmente in azioni), linee bilanciate (che investono in azioni e obbligazioni nella stessa proporzione). Prima di aderire compila il questionario di autovalutazione per aiutarti a scegliere le linee più adatte sia alla tua propensione al rischio sia all’orizzonte temporale dell’investimento (tempo di permanenza nel fondo e quanti anni mancano alla pensione). Se manca molto tempo alla pensione, i comparti azionari possono darti maggiori opportunità di rendimento, se invece la pensione è vicina con i comparti obbligazionari conservi il capitale.

Nel corso del tempo può essere conveniente effettuare nuovamente il questionario di autovalutazione per controllare se il percorso previdenziale che hai intrapreso sia ancora ottimale per le tue esigenze. È comunque sempre possibile aumentare i contributi o cambiare linee di investimento. Puoi anche trasferire la tua posizione individuale da un fondo pensione a un altro, sia se cambi lavoro sia se vengono offerte condizioni più favorevoli (anche al momento del pensionamento).

Pensione integrativa e altre opportunità

  • Maturi il diritto alla pensione integrativa (rendita) quando raggiungi l’età della pensione per il regime obbligatorio di riferimento (INPS o cassa professionale) e hai almeno cinque anni di contribuzione alla forma di previdenza complementare. Ricevi la pensione complementare direttamente dalla compagnia assicurativa (nel caso dei fondi aperti istituiti da un’assicurazione e dei PIP) o tramite una compagnia assicurativa convenzionata (vale per i fondi negoziali, i fondi aperti non istituiti da un’assicurazione, i fondi pensione preesistenti). Anche questi ultimi possono erogare direttamente questo tipo di forma previdenziale.
  • L’entità della pensione complementare dipende dal capitale maturato, quindi dall’ammontare dei contributi, da quanto a lungo li hai versati e dai rendimenti prodotti dalle linee di investimento. La pensione integrativa può essere reversibile, ad esempio a favore di un familiare: in caso di morte la persona beneficiaria riceve la rendita o, in alternativa, un capitale in un’unica soluzione.
  • Puoi chiedere la liquidazione in capitale della posizione individuale fino al 50% del montante accumulato e il resto sotto forma di rendita. Se invece hai aderito prima del 1993 a un fondo preesistente puoi richiedere la liquidazione in capitale dell’intera posizione individuale.
  • Hai la possibilità di anticipare la pensione complementare chiedendo al fondo pensione la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA). Nei casi previsti puoi infatti percepire come rendita la posizione individuale, tutta o in parte, fino all’età della pensione.
  • Inoltre prima di andare in pensione puoi richiedere un’anticipazione della posizione individuale che hai maturato, ad esempio per coprire spese sanitarie o acquistare la prima casa per te o per i figli. Invece in caso di invalidità permanente, dimissioni, licenziamento o cassa integrazione etc. puoi chiederne il riscatto parziale o totale.

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